A margine di quella esperienza, fu scelto per guidare la selezione dell’Urss.

di Ruslan Kopylov – Sports.ru (19/11/2020)

Traduzione di Andrea Passannante

Il 18 novembre 2020 è stato festeggiato il centesimo anniversario dalla nascita del celebre Konstantin Ivanovič Beskov. Ce lo ricordiamo bene per i suoi successi da allenatore allo Spartak Mosca e alla Dinamo Mosca, sappiamo del suo trionfale campionato europeo nel 1964, che vide la selezione sovietica arrivare fino alla finale. Ma oltre a tutto ciò il giovane specialista della panchina, quando rimase disoccupato, si reinventò improvvisamente come caporedattore della Central’noe Televidenie [Televisione Centrale dell’Unione Sovietica, N.d.T]. 

Ecco come sono andate le cose.

Beskov lavorava al CSKA, sperimentando molto: tra le altre cose, importò nel calcio i metodi della danza

Konstantin Ivanovič arrivò al CSKA nel 1961, quando non aveva neppure 40 anni. Introdusse immediatamente la doppia sessione di allenamento: una tecnica che aveva imparato “spiando” i ballerini!  

In gioventù Beskov aveva frequentato la scuola di danza presso l’hotel Metropol e l’interesse, con gli anni, non si era spento. Nel 1951 conobbe Igor Moiseev, fondatore della prima scuola professionale di danza popolare nell’Unione Sovietica. Mettendo a confronto il ballo e il calcio, Beskov notò delle somiglianze: in entrambi è fondamentale il lavoro di squadra, ci deve sempre essere un leader e l’allenatore è il capo dell’ensemble.

Beskov riflettè: se ci sono così tante somiglianze, allora i metodi dei maestri di danza devono funzionare anche nel calcio. Così, su sua richiesta, la casa di cura Arcangelo, gestita dal Ministero della Difesa, fu velocemente riattrezzata come sede d’allenamento del CSKA.

Dopo un nono e un sesto posto ottenuti con gli allenatori precedenti, il CSKA concluse al quarto posto per due stagioni consecutive: nel 1962 la medaglia di bronzo non arrivò soltanto per tre punti! Tuttavia il presidente del neonato Comitato Sportivo del Ministero della Difesa dell’Urss, il general maggiore Vladimir Filippov, ritenne che il lavoro di Beskov non avesse portato a progressi e licenziò l’allenatore. Nel campionato successivo il CSKA sarebbe arrivato soltanto settimo.

L’allenatore fu assunto come caporedattore: lo riteneva un lavoro stimolante, si occupava a tutti gli effetti della redazione dei testi e controllava i contenuti proposti

Beskov venne esonerato al termine della stagione 1962. Cominciò ad allenare la selezione sovietica nella primavera del 1963. Cosa fece dunque in quei sei mesi? Lavorò per la Televisione Centrale dell’Unione Sovietica!

Inaspettatamente, Beskov venne assunto nel ruolo di caporedattore dei programmi sportivi. A sceglierlo fu Vjačeslav Ivanovič Černyšev, vicepresidente del Gosudarstvennyj komitet SSSR po televideniju i radioveščaniju [Comitato di stato dell’URSS per la radiodiffusione televisiva e radiofonica, N.d.T]. Černyšev si occupò di gestire la Televisione Centrale dell’Unione Sovietica dal 1962 al 1965. 

«Černyšev ne era convinto: “Lei conosce lo sport. Ha anche scritto un libro sul calcio, perciò ha una buona penna. Inoltre, è costantemente in contatto con persone creative e questo fatto l’aiuterà. Metta alla prova i suoi punti di forza, collabori con la nostra emittente televisiva. Vedrà, andrà bene”» ricordò in seguito Beskov.

Per Konstantin Ivanovič l’esonero dal CSKA fu un brutto colpo, non era un tipo a cui piaceva oziare. Perciò si decise ad accettare la proposta di collaborazione con la Televisione Centrale, ritenendola «un’entusiasmante opportunità per uscire dal periodo più complicato della sua vita».

«Fu interessante sin dall’inizio, emersero anche delle idee originali, probabilmente non molto efficaci dal punto di vista professionale, ma curiose sul piano sportivo. In qualità di caporedattore, mi sono avventurato a “riqualificare” il concetto di programma sportivo, avvertendo in anticipo Černyšev: “Se mai dovessimo accorgerci entrambi che non sto facendo il mio lavoro in maniera corretta, lascerei immediatamente questo incarico”» scrisse l’allenatore nella sua autobiografia.

Inaspettatamente, gli vennero date molte responsabilità: controllare i brevi video che erano stati registrati, lavorare con gli autori, scrivere i testi più importanti. In seguito, Beskov si disse contento del fatto che l’esperienza si fosse conclusa velocemente: 

«Molto spesso non c’era nulla da mangiare per cena e, ridendo tra me e me, ripensavo ai lunghissimi allenamenti invernali in compagnia di quattro gruppi di calciatori, quando la “cena” era composta da qualche focaccina calorica e da una bottiglia di kefir. Questa esperienza è durata circa sei mesi».

Nella primavera del ’63, quando era in corso la fase di qualificazione a Euro ’64, Beskov venne nominato selezionatore dell’Urss [in precedenza allenata da Gavriil Kačalin e, per poco, anche da Nikita Simonjan, N.d.A]. In quel momento, nella selezione sovietica giocava ancora Lev Jašin, ex compagno di squadra di Konstantin Ivanovič.

Ai Campionati Europei del 1964 l’Unione Sovietica vinse la medaglia d’argento. Nel percorso che la portò in finale, sconfisse Italia, Svezia e Danimarca.

Apparentemente un gran successo: la selezione sovietica venne battuta soltanto in finale, a Madrid, contro la Spagna. Eppure Beskov venne licenziato per «mancato adempimento del proprio lavoro ed enormi errori commessi in fase di preparazione della squadra» .

Dopo quella esperienza, né la selezione dell’Urss né la Nazionale russa sono riuscite a fare di meglio: ad oggi il massimo risultato è rappresentato dalle due finali agli Europei del 1972 e del 1988.   

(Si ringraziano l’autore, la testata sports.ru e tribuna.com per la cortesia e la disponibilità.)

Le cose belle si fanno sempre un po’ attendere … Come un gol al novantesimo

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