Calciatori partigiani, giocatori che grazie al calcio hanno trovato un briciolo di normalità nell’orrore bellico, soldati al fronte capaci di tornare a essere tifosi. Nell’anniversario della liberazione d’Italia vi consigliamo di leggere questi tre libri sul rapporto tra calcio e Seconda Guerra Mondiale.

I diavoli di Zonderwater. Carlo Annese. Sperling & Kuper
Bastano i sottotitoli in copertina e in quarta per spiegare la straordinaria particolarità di questo libro, che racconta una grande storia dimenticata della Seconda Guerra Mondiale narrando le vicende dei prigionieri italiani in Sud Africa e di come sono sopravvissuti grazie allo sport. Il romanzo di Carlo Annese ci parla di una storia vera, quella di Giovanni Vaglietti, promettente gioiello del vivaio torinista che la guerra strappa al rettangolo verde per portarlo a combattere in Africa, dove viene fatto prigioniero e portato nel centro di reclusione di Zonderwater e lì ci rimane dal 1941 al 1947. A Zonderwater aspetta insieme a migliaia di italiani di tornare a casa, giocando a calcio nella squadra più forte del campo, i Diavoli Neri. Il libro di Annese racconta fatti realmente accaduti grazie a uno sbalorditivo lavoro di archivio che lo hanno portato a scoprire e a mettere su carta tante toccanti storie dei nostri connazionali rinchiusi in quel campo di prigionia a 5 chilometri da Pretoria, dove il calcio, la boxe e lo sport in generale è diventato uno strumento per restituire alle persone la loro dignità.

Salvate il soldato Pallone. Niccolò Mello. BradipoLibri
Undici storie di guerra e pallone, ognuna delle quali racconta una coppia di personaggi legati tra loro a doppio filo. Ci sono gli eroi e i traditori, calciatori partigiani e spregevoli criminali, quelli a cui il calcio ha salvato la vita e quelli a cui il conflitto mondiale ha cancellato una luminosa carriera. Un libro bellissimo Salvate il soldato Pallone, in cui Niccolò Mello ricostruisce con precisione certosina le vicende di ventidue calciatori alle prese con la Seconda Guerra Mondiale. Un libro che appassiona sin dalle primissime pagine, dove sono narrate storie celebri come quelle di Bruno Neri, protagonista della Resistenza, Bert Trauttmann, passato dalla Wehrmacht alla finale di FA Cup, e Fritz Walter, prigioniero di un gulag sovietico e campione del Mondo nel 1954, ad altre decisamente meno note, come il collaborazionista e spietato carnefice Alexandre Villaplane o i ben più nobili Istvan Toth, Geza Kertesz e Friedrich Scherfke, che misero al riparo centinaia di ebrei dalla furia nazista. “Niccolò Mello è un archeologo dei sentimenti, delle notizie, degli scaffali. Recupera, seleziona, mette ordine là dove i dati possono confondere. Non teme la polvere e non cerca la frase a effetto: non ne ha bisogno”: sono queste le parole di Roberto Beccantini nella prefazione. Potete fidarvi.

Ma in seguito a rudi scontri. Giuseppe Culicchia. Rizzoli
È il 1° aprile 1945 e a Torino è in programma il derby, il più violento e per certi versi assurdo che la storia ricordi. In una città che sente odore di Liberazione si muove Ermanno Zazzi, parà della Folgore e indomito fascista, oltre che fervido cuore granata. Gli fa compagnia il comandante delle SS Franz Hrubesch e insieme i due assaporano l’amaro gusto della sconfitta, in un’atmosfera che più cupa non si può. Un’attesa per la partita e per la disfatta che culmina sugli spalti dove vincitori e vinti si mescolano per mostrare la loro rabbia. Ironico e profondo, Culicchia, uno dei migliori scrittori di questa generazione, si presta al calcio e dà vita a un breve ma graffiante romanzo. Unica pecca, la parentesi “visionaria” sui furti futuri della Vecchia Signora che hanno l’effetto del non-sense.

Le cose belle si fanno sempre un po’ attendere … Come un gol al novantesimo

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