di Denis Zelych – Sport24, 11/06/2021

Traduzione di Andrea Passannante

Un’intervista che affronta diversi temi: perché Berezuckij se n’è andato dal club in cui è rimasto quasi 17 anni come giocatore? L’ex difensore è pronto per fare l’allenatore? 

Negli eventi che si sono verificati nell’ultimo anno all’interno del Cska Mosca, ci sono diversi passaggi poco chiari. Tra questi, l’addio di una leggenda del club come Vasilij Berezuckij, che ha lasciato la squadra nella scorsa primavera dopo essere stato membro dello staff tecnico, trasferendosi al Krasnodar. Nell’intervista rilasciata a Sport24, Berezuckij racconta per la prima volta perché ha deciso di andarsene. Cominciamo!

  • Domanda principale: perché hai deciso di andare al Krasnodar [è nello staff di Viktar Hančarėnka, N.d.T]? Sei mesi fa hai rifiutato l’offerta di Leonid Sluckij, che ti voleva come suo vice al Rubin Kazan’, proprio perché non ti sentivi pronto a trasferirti in un’altra città russa. Che cosa è cambiato ora?

«È molto semplice: voglio crescere come allenatore. Per fare ciò, ho bisogno di lavorare con una persona esperta. In questo modo posso imparare da lei in tutti gli aspetti: dall’organizzazione di squadra alla tattica, passando per i rapporti con la dirigenza del club. Ivica Olić [che al momento dell’addio di Berezuckij era il nuovo allenatore del Cska Mosca, N.d.T] non possedeva quell’esperienza, anzi era al mio stesso livello. Perciò ho deciso che, per la mia crescita personale come allenatore, sarebbe stato meglio andare al Krasnodar anziché perdere altro tempo al Cska. Non volevo proseguire con un allenatore inesperto come me, con tutto il rispetto per Ivica [Olić, N.d.T] anche come persona.
Per quanto riguarda il trasferimento in un’altra città, ho maturato questa consapevolezza: se in futuro voglio lavorare come capo allenatore, devo essere pronto a cambiare costantemente e a incontrare sempre nuove persone».

  • Molti hanno provato a riflettere sul tuo addio seguendo questo ragionamento: il Cska Mosca ha ingaggiato Olić, che non ha esperienza come allenatore. A questo punto perché non promuovere Berezuckij, anche lui inesperto? Questa cosa ti ha indispettito e infastidito?

«Lo sport è fatto di concorrenza e di scelte. Il Consiglio dei dirigenti ha scelto Olić, questo è un loro diritto e una loro competenza. Se mi ha dato fastidio? Sì, abbastanza. Come allenatore avrebbero potuto scegliere me, Aleksej Berezuckij oppure Sergej Ignaševič, ma alla fine hanno optato per una persona che ha ancora meno esperienza di noi. Ma non direi che il dispiacere per questa decisione del club sia stato l’unico fattore determinante per prendere la decisione di trasferirmi al Krasnodar. Ho accettato le conseguenze della scelta fatta dal Cska».

  • Saresti stato pronto a diventare il nuovo allenatore del Cska Mosca se te lo avessero proposto in quel momento? Anche dal punto di vista psicologico…

«Sì, certamente. In questo senso è importante sottolineare un aspetto: il club, in quella fase del suo progetto, era pronto per offrire una chance a un allenatore inesperto, probabilmente comprendendo i rischi e soppesandoli. Quindi se avessi ricevuto un’offerta in quella situazione e con queste premesse, avrei accettato». 

  • Le prime indiscrezioni sul fatto che avresti voluto lasciare il Cska Mosca si sono diffuse subito dopo la notizia del licenziamento di Hančarėnka. In seguito, però, sembrava ti avessero convinto a rimanere a Mosca. Sono andate davvero così le cose? 

«No, non è vero. Sono solo voci infondate. La proposta di Hančarėnka di andare al Krasnodar è arrivata una settimana dopo il suo addio al Cska Mosca. Ci ho pensato a lungo. E solo dopo 14 giorni mi sono presentato dal club per comunicare la decisione finale». 

  • La tua scelta è stata influenzata dal fatto che ora al Cska Mosca le decisioni vengono prese da diverse persone e non più solo da Evgenij Giner [presidente del club, N.d.T] e Roman Babaev [direttore generale, N.d.T]?

«Ti rispondo così: sono più abituato a un Cska nel quale tutte le decisioni vengono prese da una sola persona. Negli ultimi tempi, all’interno del club, sono state fatte delle scelte che mi sono sembrate strane. Scelte che non sono in linea con lo spirito mostrato dal club negli ultimi anni. Comunque nessuno può sapere quale sistema di gestione sia il migliore, questo lo dirà soltanto il tempo». 

  • Tu e tuo fratello avete giocato talmente tanto tempo insieme che ora è davvero strano vedervi divisi. 

«Ciascuno ha deciso in maniera indipendente. Lui voleva rimanere ed è rimasto. Io volevo capire come si lavora in un’altra società e mettermi alla prova in una nuova realtà, perciò me ne sono andato. Tra l’altro, nei giorni che hanno preceduto la mia scelta, ho ricevuto un’offerta da Leonid Sluckij [ex ct della Nazionale russa e ora allenatore del Rubin Kazan’, N.d.T] e ho ragionato su entrambe le proposte. Però al Rubin c’era già uno staff ben consolidato, mentre al Krasnodar Hančarėnka aveva appena assunto l’incarico di allenatore e stava costruendo il proprio gruppo di lavoro. Per questo motivo ho scelto la loro offerta. Senza dimenticare che il Krasnodar è un club con un’infrastruttura eccellente e con un potenziale enorme. Nonostante tutto, ci ho pensato su a lungo prima di decidere. Perché, in fondo, da entrambi gli allenatori [Sluckij e Hančarėnka, N.d.T] c’è qualcosa da imparare».

  • Alla fine hai rifiutato per ben due volte una proposta di Sluckij. Lui non si è arrabbiato?

«Forse all’inizio sì e non poco. Ma con lui siamo stati e rimaniamo in ottimi rapporti. Sluckij ha compreso che il Krasnodar era l’opzione di gran lunga migliore per il prosieguo della mia carriera da allenatore».

  • Non ti tremava un po’ la mano mentre firmavi la rescissione del contratto? 

«Mi sono passati per la testa molti ricordi, ovviamente. Ma in generale non sono una persona molto riflessiva. È chiaro che stiamo parlando di un club nel quale ho passato molti anni e ora le nostre strade si dividono. Cosa possiamo farci? Queste situazioni si verificano spesso nello sport». 

  • Il Cska Mosca ha pubblicato un breve video in cui ti congedi dalla squadra. Sembra che ad Akinfeev [capitano ed ex compagno di squadra di Vasilij Berezuckij, N.d.T] in quel momento, stesse scendendo una lacrima. È andata davvero così?

«Non saprei, mi sembrava più che stesse scherzando con me e che mi stesse prendendo in giro».

  • Analizziamo la stagione del Cska nel suo complesso. In autunno eravate in testa alla classifica, perché poi le cose non sono andate avanti in questo modo?

«Ci sono diversi motivi, è difficile individuarne uno solo. Il Covid ha fatto la sua parte: molte squadre hanno attraversato situazioni in cui i calciatori hanno contratto il virus e sono stati indisponibili. Noi ci siamo ritrovati senza tre o quattro giocatori decisivi, che non erano pronti per disputare la partita contro la Lokomotiv subito dopo la pausa invernale [27/02/2021, Lokomotiv Mosca – Cska Mosca 2-0, N.d.T]. Solo in seguito hanno ripreso la condizione. Ad ogni modo, sono convinto che anche con gli uomini a disposizione avremmo potuto fare meglio». 

  • Non avete avuto la sensazione che, dopo il viaggio di Hančarėnka a Minsk [l’allenatore si è recato in Bielorussia, il suo Paese, per un breve periodo a ridosso dell’inizio della stagione, N.d.T], nella squadra si stesse formando qualche crepa di troppo?

«No. In autunno eravamo comunque al primo posto. Bisogna anche tenere conto del fatto che il Cska Mosca ha una squadra molto più giovane che in passato. Dal punto di vista psicologico è difficile che una squadra così giovane riesca a mantenere un livello costante per tutta la stagione, senza attraversare momenti negativi. Quando si sono materializzati degli ostacoli, è stato più complicato rimettere in sesto la squadra e ridarle sicurezza. Non stiamo parlando di combattenti maturi che hanno fiducia in sé stessi e capiscono di cosa sono capaci». 

  • Per certi versi, l’addio di Hančarėnka è sembrato logico. È successa una cosa simile: l’allenatore è competente e la squadra di buon livello, ma è stato meglio dividersi, perché altrimenti si entrava in un vicolo cieco. Sei d’accordo?

«Sì, probabilmente è andata così. Succede che ci siano situazioni in cui un allenatore non può dare di più alla squadra. Perciò è necessario che le strade si dividano, diventa inevitabile. Sono stati fatti tutti i tentativi possibili per sistemare le cose e migliorare il rendimento della squadra. Ma se l’allenatore percepisce che tutto questo non funziona come dovrebbe, allora bisogna separarsi. In tutta tranquillità e senza nemmeno pensarci. 

[…]

  • Parliamo ora del presente e del futuro. Il Krasnodar ha un enorme potenziale che finora è rimasto inespresso. È così?

«Le potenzialità sono davvero incredibili: le infrastrutture, l’Akademija [il Krasnodar ha uno dei settori giovanili più prolifici in tutta la Russia: ha vinto il campionato russo della categoria Primavera nel 2018 ed è arrivato secondo nel 2021, N.d.T] e la seconda squadra [Krasnodar 2, che disputa il Pervenstvo Futbol’noj Nacional’noj Ligi, la Serie B russa, N.d.T]. In più, ha una prima squadra fantastica. Naturalmente, al momento, il club non ha ancora raggiunto il livello delle “grandi” del calcio russo. Ma spero che nel prossimo futuro questo possa realizzarsi».

  • Praticamente tutti quelli che conoscono Galickij [proprietario del Krasnodar, N.d.T] rimangono stupiti dalla sua energia e dal suo carisma. Che impressione hai?

«Ci conoscevamo già prima. Posso confermarlo, è una persona molto interessante. Sia quando parla dei suoi affari [è proprietario della principale catena di supermercati in Russia, la Magnit, N.d.T], sia quando parla di calcio. Si può percepire con quanta trepidazione, con quanto desiderio e quanta gioia si approcci a tutti i progetti che ha creato».

  • Tornando ad Hančarėnka: l’ultimo anno al Cska Mosca è stato piuttosto complicato per lui, con molto stress. E subito dopo l’addio al Cska, ha accettato l’incarico in un nuovo club. Ha avuto un po’ di tempo per ricaricare le batterie? 

«Sono sicuro che approfitterà del periodo di vacanza per ricaricarle e affronterà la nuova stagione con nuove energie».

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Nota: al momento della pubblicazione dell’intervista, Ivica Olić ricopriva ancora la carica di allenatore del Cska Mosca. Il 15 giugno l’allenatore croato ha risolto il contratto che lo legava alla squadra di Mosca.

(Per la traslitterazione dei nomi propri dall’alfabeto cirillico a quello latino è stato adottato il sistema scientifico. Si ringraziano l’autore e la testata Sport24 per la cortesia e la disponibilità, il testo è stato adattato per ragioni di spazio).

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