di Nikita Mitjuškin – NIMI – Sports.ru (03/01/2021)

Traduzione di Andrea Passannante

Si potrebbe affermare che lo Stato e la persona siano piuttosto simili l’uno con l’altro. Nella vita di entrambi ci sono strisce nere e strisce bianche, sfumature positive e momenti negativi. Con il passare del tempo, sia lo Stato che la persona attraversano i propri periodi di crescita e maturità. Se si prende spunto da questa visione, gli anni Cinquanta per l’Urss furono l’inizio della maturità e dell’affermazione sulla scena mondiale. Qualcosa di analogo accadde anche al calcio sovietico di quegli anni. Un ricambio generazionale, la prima partecipazione della selezione sovietica al Campionato del mondo e il dominio delle squadre di Mosca in Vysšaja Liga. Di questo e molto altro parliamo in questo approfondimento. 

Il dominio delle “grandi” di Mosca nelle competizioni interne

Per ben 22 stagioni consecutive, nell’ampio panorama calcistico dell’Unione Sovietica non ci furono squadre pronte a dare vera battaglia alle compagini della capitale. Le squadre di Mosca continuavano a collezionare titoli, ma gli anni Cinquanta furono l’apice di questo predominio. Ad assicurarsi il campionato furono, a turno, CSKA, Spartak e Dinamo. Tutti i campionati del decennio andarono alle big di Mosca e in alcune di queste stagioni i club della capitale occuparono addirittura tutte le prime tre posizioni in classifica. 

Non si può dire, però, che negli anni Cinquanta le compagini delle altre città non tentassero di contendere il titolo finale. Molto spesso i campionati si trasformavano in un vero e proprio thriller e generavano grande interesse tra il pubblico. Un esempio lampante è il campionato del 1958, per il quale non si poteva trovare una squadra favorita. Dopo i primi turni, tutti avevano già perso contro tutti e la squadra che oggi era prima in classifica, la giornata seguente poteva scivolare al quinto o sesto posto. In testa alla classifica si trovava inaspettatamente la Dinamo Kiev [che allora non era ancora un top club, N.d.A], ma già sei turni dopo fu lo Spartak a sedersi sul trono di capolista, senza più cederlo a nessuno. 

Oltre a ciò, si possono citare le stagioni 1952 e 1953, al termine delle quali la distanza in classifica tra la squadra vincitrice e l’inseguitrice ammontò rispettivamente a tre e due punti. Indipendentemente dalle statistiche, di fatto ogni stagione riservava un intrigo e il calcio a livello nazionale era davvero interessante da guardare!

La sfortunata spedizione alle Olimpiadi di Helsinki

È difficile da credere, ma la selezione calcistica dell’Urss partecipò per la prima volta a un torneo internazionale soltanto 27 anni dopo la sua fondazione. I Giochi Olimpici di Helsinki del 1952 segnarono il debutto dei calciatori dell’Urss in una grande competizione. Considerando l’intera rassegna e tutte le discipline, gli atleti sovietici raccolsero 22 medaglie d’oro, 30 d’argento e pure 19 di bronzo. Un grande peccato che i calciatori non siano riusciti a raggiungere il successo, al contrario sarebbero stati denigrati a causa di quello che in seguito avrebbero sofferto. 

La selezione sovietica non ebbe buona sorte nel primo e nel secondo turno. Come primo avversario capitò una squadra solida come la Bulgaria, quindi la Jugoslavia [come si chiamava allora, N.d.A]. Durante la prima partita, piuttosto complicata, l’Urss andò in svantaggio ai tempi supplementari. Segnando due reti, la Sbornaja riuscì a trionfare. 

L’Unione Sovietica si preparò all’incontro successivo come se fosse una guerra. Dopo essere stati in svantaggio per 5-1, i calciatori della nostra formazione compirono un vero e proprio miracolo, raggiungendo il pareggio di fronte a 70.000 spettatori. Ma fu una rimonta inutile. Immediatamente dopo la partita con la Jugoslavia, ai nostri atleti giunse un telegramma proprio da Stalin. Al suo interno c’era scritto che non avrebbero dovuto perdere per nessun motivo la partita seguente [La formula dell’epoca prevedeva la ripetizione della partita in caso di pareggio, N.d.T], altrimenti ci sarebbero state delle conseguenze. Anche gli infortuni dei calciatori più rappresentativi furono un problema. La squadra si allenò in continuazione per i due giorni che precedettero la sfida successiva, mentre gli avversari si stavano riposando. Questo fu un fattore decisivo. L’Urss perse 3-1 e tornò a casa. Gli infortuni, gli acciacchi dei calciatori più rappresentativi e le pressioni dall’alto: ecco le motivazioni principali di quella disfatta. Inoltre, non va dimenticato che la Jugoslavia, allora, disponeva di una squadra combattiva nella quale spiccavano Rajko Mitić, Branislav “Branko” Zebec, Stjepan Bobek e tanti altri calciatori di altissimo livello in quel periodo. 

Le conseguenze delle quali si parlava in quel famoso telegramma si realizzarono. Il CDSA [oggi CSKA, N.d.A] venne sciolto. Allora, la selezione sovietica era composta da calciatori della squadra moscovita. Stando alle parole del capo dell’Associazione calcistica sovietica Nikolaj Nikolaevič Romanov: «[Questi calciatori, N.d.A.] Hanno inflitto un duro colpo al prestigio dello sport sovietico e dello stato sovietico…». Inoltre bisogna ricordare che Bašaškin, Petrov, Nikolaev e Beskov [che aveva giocato pure da infortunato, N.d.A] e Križevskij vennero privati del titolo di “Maestri dello sport sovietico”. 

Dopo la morte di Stalin e l’eliminazione del cosiddetto Culto della Personalità nel 1954 fu rifondato il club dell’esercito con il nome di CSKA. Inoltre, ai calciatori vennero restituite le onorificenze.

Ritorno con rivalsa. La vittoria alle Olimpiadi del 1956 a Melbourne

Una volta Johnny Depp ha detto: «Sono un grande fan della vendetta. È uno di quei sentimenti nei quali non vogliamo riconoscerci anche quando ne avremmo diritto, ma che pervade tutti noi in segreto». Ed è dannatamente vero. La vendetta si manifesta anche nel calcio: non è piacevole quando la tua squadra sconfigge un club contro il quale aveva clamorosamente perso un mese prima? Non è magnifico vedere il Milan che si vendica del Liverpool due anni dopo quel famoso match di Istanbul? Non è stimolante vedere Cristiano Ronaldo che segna tre reti all’Armenia, come risposta al fatto che i tifosi armeni avessero scandito a voce alta il nome di Messi dopo il suo arrivo allo stadio? Lo trovo spettacolare! Una situazione simile, molto significativa, si è verificata alle Olimpiadi del 1956 a Melbourne.

La situazione dell’Unione Sovietica era completamente diversa rispetto al passato. Stalin era morto, ma erano rimasti i detriti del suo governo. Nonostante Chruščëv avesse smascherato e denunciato il culto della personalità, la paura di perdere ancora aleggiava comunque nell’aria. 

Nel primo incontro, davanti a 20.000 persone, la nostra squadra superò la Nazionale Unificata Tedesca senza particolari sforzi subendo soltanto un gol. Con il 2-1 l’Urss approdò ai quarti di finale, dove l’attendeva l’Indonesia. Sorprendentemente, i calciatori indonesiani dimostrarono grande vivacità senza darsi per vinti [la prima terminò 0-0, N.d.T]. Tuttavia, nella seconda partita subirono 4 reti e vennero sconfitti senza appello. 

Ai nostri atleti restavano solo due passi da fare per raggiungere la medaglia d’oro: in semifinale avrebbero dovuto affrontare la Bulgaria. Di nuovo una partita complicata, di nuovo i tempi supplementari, di nuovo un gol subìto. Nonostante tutto, i nostri riuscirono a ribaltare il risultato e conquistare la vittoria! Un’ottima occasione per vendicarsi, perché in finale li attendevano gli jugoslavi, che li avevano sconfitti quattro anni prima sempre alle Olimpiadi.

Ottantottomila spettatori e un imponente stadio australiano. La finale del torneo olimpico, di fronte gli avversari più forti. Cosa può chiedere di meglio un tifoso medio? Peccato che la partita non si sia rivelata all’altezza della cornice ambientale che la circondava. Anatolij Il’in segnò il primo gol del suo torneo, che fu però sufficiente per portare la selezione sovietica alla vittoria! I fautori di quel trionfo furono Eduard Strel’cov, che aveva segnato due reti decisive, il capitano Igor’ Netto, che aveva fornito l’assist decisivo in finale, Anatolij Isaev, Valentin Ivanov, autore di un gol, e pure Sergej Sal’nikov che aveva messo a segno due reti contro l’Indonesia. Una grande squadra.

L’arresto di Eduard Strel’cov 

Forse, uno degli eventi che ha creato più scandalo in tutta la storia del calcio sovietico. Eduard Strel’cov, calciatore già celebre in tutto il Paese, ma non per questo meno ambizioso, venne arrestato. Sembrava che la sua carriera stesse decollando, quando improvvisamente sperimentò una brusca caduta. Negli anni successivi, su di lui e sulla sua storia verrà girato un film mediocre e verranno scritti una marea di testi. Qualcuno dice che lo abbiano arrestato perché chi stava al potere voleva che Strel’cov andasse alla Dinamo Mosca [ma il calciatore stesso si rifiutava, N.d.A]; qualcuno è sicuro che Strel’cov abbia offeso la figlia di Ekaterina Furceva perché quest’ultima avrebbe chiesto personalmente a Chruščëv di far arrestare Strel’cov. Poi c’è qualcuno, come il sottoscritto, che si perde in chiacchiere. In qualsiasi caso, la carriera di questo giovane genio del calcio ha sofferto pesantemente per questo evento. Proprio come ha sofferto Strel’cov stesso. Fu condannato a 12 anni di reclusione e poi liberato dopo cinque anni. Una terribile storia che purtroppo ci ha privato di uno dei calciatori più talentuosi della sua generazione.

Il Campionato del Mondo in Svezia 

Dopo il trionfo in Australia, il passo successivo più importante per il calcio sovietico fu la partecipazione ai Mondiali del 1958 in Svezia. Il debutto fu più che buono. Nello stesso girone, la nostra selezione trovò il Brasile di Pelé, per il quale si trattava del primo torneo, la modesta Austria e la forte Inghilterra, che rappresentava per l’Urss l’avversario più pericoloso. 

Tutto cominciò con il primo match contro gli inventori del calcio: fino al minuto 66 stavamo gestendo il comodo risultato di 2-0, ma poi…andò in rete Derek Kevan e, in seguito, Thomas Finney pareggiò i conti. Questo spiacevole pareggio irritò l’Unione Sovietica, che tre giorni dopo sconfisse facilmente l’Austria. Nella terza partita del girone, i nostri calciatori incontrarono il Brasile [futuro campione, N.d.A] e con il punteggio di 2-0 si garantirono lo spareggio contro l’Inghilterra per stabilire chi avrebbe superato il girone. 

Anatolij Il’in, che due anni prima aveva segnato in finale alle Olimpiadi, andò in rete anche in questo caso. La vittoria garantì l’accesso ai quarti di finale, dove ci attendevano i padroni di casa del torneo. Difficile descrivere la forza della Svezia di quel periodo. Più avanti, sarebbe arrivata fino alla finale dove avrebbe perso contro il Brasile. Ma quella sconfitta, forse spiacevole, non fu per nulla ingiusta. Kurt Hamrin e Simonsson andarono in rete contro i nostri atleti, dando prova di grande calcio fino alla fine dell’incontro. L’Urss tornò a casa. 

Un bilancio del decennio “da adolescente” del calcio sovietico

Dopo questo periodo “adolescenziale” instabile, per il calcio sovietico inizierà la tappa della maturità. Nel 1960 vinceremo l’oro agli Europei e nel 1966 arriverà il quarto posto ai Mondiali in Inghilterra. Strel’cov verrà liberato dalla prigionia e verrà nominato per due volte calciatore dell’anno, mentre cesserà la lunga egemonia dei club di Mosca nel campionato sovietico. Nel 1961 la Dinamo Kiev sovvertirà ogni pronostico e comincerà a vincere. Inizia il periodo più luminoso per il calcio sovietico, dopo un decennio fatto di paura e vendetta.

(Per la traslitterazione dei nomi dei calciatori dall’alfabeto cirillico a quello latino è stato adottato il sistema italiano. Si ringraziano l’autore, la testata sports.ru e tribuna.com per la cortesia e la disponibilità.)

Le cose belle si fanno sempre un po’ attendere … Come un gol al novantesimo

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