di Joshua Law – Planet Football, 8 ottobre 2021

Traduzione di Alessandro Bai

Il tecnico del Brasile Tite si esprime in modo piuttosto particolare, specialmente per dare voce ai suoi pensieri sul calcio. Il suo dialetto è talmente caratteristico che in Brasile ha persino un nome tutto suo, il “Titese”.

Molte sue frasi nascono dal gergo tattico del calcio europeo di altissimo livello, ma poi vengono “portoghesizzate” o semi-tradotte e storpiate per essere adattate all’ambiente culturale brasiliano.

Ci sono numerosi esempi, almeno un paio dei quali vengono puntualmente fuori in quasi ogni conferenza stampa. Uno di quelli più utilizzati da Tite è “extremos desequilibrantes”. Letteralmente, si può tradurre con “esterni disequilibranti”. Se suona strano, è perché suona strano pure in portoghese.

Ma cosa significa? In sostanza, quando Tite parla di “esterni disequilibranti”, ci sta dicendo che ogni squadra ha bisogno di un laterale scaltro. Un giocatore che si sporchi le scarpette di gesso, che aspetti di ricevere la palla, che sappia isolare il suo avversario nell’uno contro uno e che, infine, distrugga senza pietà l’anima di questo giocatore con il suo passo, la sua immediatezza e qualche giocata scintillante. 

E se queste immagini non bastano per proiettarci nel fantastico mondo di quel magico esterno del Leeds United che è Raphinha, probabilmente non riusciremmo mai ad offrirvene di migliori.

In un caldo e umido giovedì sera, in un Estadio Olimpico di Caracas mezzo vuoto, Raphinha ha finalmente debuttato con la Seleção. E nei 45 minuti passati tra il momento in cui si è alzato dalla panchina e il fischio finale, il prediletto dello Yorkshire ha dimostrato di essere “l’extremo desequilibrante” dei sogni di Tite, l’uomo che può dare a quella piatta zuppa brasiliana l’aroma in più di cui aveva disperatamente bisogno.

Il Brasile aveva faticato nel primo tempo, sia a difendere come collettivo che a creare opportunità contro l’ostinata difesa del Venezuela. La cosa peggiore, anche più di un imbarazzante gol subito, era la sensazione che mancassero talento e creatività, qualcosa di molto brasiliano se vogliamo affidarci agli stereotipi.

Si tratta di una critica ricorrente fatta nei confronti di Tite. La sua squadra è stata senza dubbio efficace: ha vinto la Copa America nel 2019, è arrivata di nuovo in finale quest’anno e, prima di affrontare il Venezuela, aveva ottenuto 19 vittorie e 2 pareggi nelle 21 gare di qualificazione al Mondiale giocate da quando il tecnico ha sostituito Dunga nel 2016.

Eppure, il Brasile viene considerato… noioso. I tifosi si lamentano di non vedere nulla che li faccia scattare in piedi, qualcosa che richiami quella magia che ci si aspetta dal Brasile. Negli ultimi mesi, la squadra ha dovuto fare fin troppo affidamento sulla creatività di un Neymar in declino per oliare i propri meccanismi cigolanti.

A Caracas – senza lo squalificato Neymar – è stata la stessa storia. E a quel punto, Raphinha è entrato in scena.

All’improvviso, è arrivato il suo momento. La prima palla toccata da Raphinha è arrivata esattamente dove uno vorrebbe: vicino alla bandierina del calcio d’angolo, uno contro uno con il difensore Oscar Gonzalez. E Raphinha ha fatto esattamente ciò che ci si aspetterebbe: ha puntato Gonzalez, si è spostato rapidamente e ha tirato per la prima volta. La conclusione è stata bloccata, ma qualcosa aveva già cominciato a cambiare.

Poi è arrivato il primo assist su calcio piazzato del giocatore del Leeds. Perfetto. Una punizione battuta dalla sinistra, tagliata e veloce. Se Thiago Silva non fosse stato appena in fuorigioco, il suo colpo di testa sarebbe stato la conclusione perfetta.

Poi, finalmente, il gol. Un’altra punizione, un altro cross perfetto, forte e teso, con lo stesso esito, questa volta però valido. Marquinhos – un uomo che pare destinato a segnare solo quando conta davvero – è spuntato sul secondo palo e ha incornato in rete.

Raphinha ha conquistato sempre più fiducia, e la difesa del Venezuela si è spaventata, a tal punto che, quando Raphinha ha preso palla sulla destra e ha puntato in velocità i difensori 10 minuti dopo il suo primo assist, è bastato uno sguardo per far cascare a terra il gigantesco centrale Nahuel Ferraresi.

Raphinha l’ha poi scaricata a Vinicius Junior, il cui tiro è stato parato e raccolto da Gabigol, che si è conquistato un rigore. Anche se non tecnicamente, moralmente l’assist è stato ancora una volta di Raphinha.

Ci sono state altre discese in velocità, altri cross e altri tiri, ma senza risultato. Poi un altro colpo di genio, forse il migliore, anche se non premiato. Raphinha ha tagliato all’interno e, con poco spazio a disposizione, ha visto l’inserimento di Gabigol. Subito dopo ha giocato quella palla filtrante, alta e morbida come il velluto, che non è stata conclusa come meritava.

Infine, come ciliegina sulla torta, Raphinha è scattato lasciando sul posto Gonzalez in pieno recupero e, servito da Emerson Royal, ha crossato di esterno per il tap-in di Antony da due passi.

È stato un debutto che è costato a Raphinha un’attesa dolorosa. Era stato convocato a settembre, ma  le restrizioni Covid gli avevano impedito di viaggiare. «Sì, ci sono rimasto male» aveva dichiarato a Globo Esporte, «perché rappresentare la nazionale è un sogno che si ha fin da bambini, chi non ci pensa?». Finalmente, ha potuto realizzare quel desiderio. E una volta ricevute le indicazioni precise di Tite, non avrebbe potuto essere più “disequilibrante”.

La comunità calcistica brasiliana di Twitter è andata su di giri dopo che i tifosi hanno finalmente provato le emozioni che cercavano. Raphinha è il loro nuovo idolo, è automaticamente diventato la loro prima scelta come esterno dopo appena 45 minuti in maglia verdeoro.

Il Brasile ha dozzine di giocatori capaci di occupare i ruoli di esterni offensivi, ma nessuno di loro è come Raphinha. Sicuramente Tite sarà chiamato a farlo giocare dall’inizio nelle prossime gare contro Colombia e Uruguay [Raphinha è subentrato contro la Colombia ed è stato titolare con l’Uruguay, N.d.T]. 

Per i tifosi del Leeds forse si tratta di una brutta notizia, viste le 34 ore che separano l’incontro con l’Uruguay dalla gara di Premier League con il Southampton e che rendono improbabile un suo utilizzo. Ma quando farà ritorno nel West Riding, la nuova stella della Seleção lo farà con le ali ai piedi.

Le cose belle si fanno sempre un po’ attendere … Come un gol al novantesimo

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