di Simon Chadwick, The Conversation, 12/08/2021

(https://theconversation.com/lionel-messi-au-psg-une-piece-maitresse-dans-le-plan-de-jeu-du-qatar-166034)

Traduzione di Alessandro Mastroluca

La sequenza che ha portato al trasferimento di Lionel Messi dal Barcellona al Paris Saint-Germain si è completata mercoledì 11 agosto, giornata dedicata alla presentazione ai tifosi ei media, all’indomani della firma del contratto con il club della capitale.

Secondo Le Parisien, l’ingaggio dell’argentino arriverà a 41 milioni di euro netti a stagione (più di quanto guadagnano i nuovi compagni di squadra Neymar, circa 36 milioni, e Kylian Mbappé, 18), a cui bisogna aggiungere i bonus che porteranno il totale a 120 milioni in due anni. Il mondo del calcio attende con impazienza di vedere cosa possa portare il nuovo giocatore più caro della Ligue 1, che ha segnato 672 gol con la maglia del Barcellona, al campionato francese.

I proprietari del PSG, dal canto loro, guardano un po’ più lontano e si concentrano sul 2022. Da quando il Qatar Sports Investments (QSI) ha acquisito la maggioranza della società nel 2011, il club ha già speso molto per dominare il calcio francese e raggiungere il successo sulla scena europea.

Obiettivo: la consacrazione europea

Il titolo nazionale è diventato quasi una routine, salvo alcune sorprese come la stagione scorsa che il club ha chiuso al secondo posto alle spalle del Lille. Al contrario, il trofeo della Champions League si rivela sempre irraggiungibile.

L’arrivo di Messi dà la sensazione che la prossima stagione sarà cruciale da questo punto di vista. In effetti, si è aperta qualche settimana dopo l’ingaggio di altri grandi giocatori come il portiere dell’Italia, Gianluigi Donnarumma, eletto miglior giocatore di Euro 2020, o il difensore del Real Madrid Sergio Ramos. Ogni altro risultato diverso da un titolo europeo sarebbe considerato di conseguenza come un fallimento.

Se il PSG dovesse riuscire a ottenere [l’affermazione in Champions League, N.d.T.], il simbolismo di quella vittoria sarebbe sorprendente perché solo cinque mesi dopo il Qatar accoglierà la Coppa del Mondo di calcio 2022. Sarebbe a quel punto una stagione trionfale per il piccolo Stato del Golfo e per i suoi investimenti nel calcio, in campo e fuori.

Dal 1971, anno in cui il Qatar ha smesso di essere un protettorato britannico, la famiglia regnante del Paese si sforza di trovare il modo migliore per utilizzare le sue risorse naturali. Messo di fronte alla necessità di diversificare la sua economia per non dipendere più dal gas e dal petrolio, il Paese ha lanciato nel 2008 la sua “Visione nazionale 2030”.

L’obiettivo è di trasformare «il Qatar in una società avanzata capace di mettere in opera uno sviluppo durevole». Questa visione ha generato una strategia di sviluppo di cui lo sport e il calcio rappresentano elementi importanti.

L’organizzazione della Coppa del Mondo, un torneo di quattro settimane, mira anche a promuovere lo sviluppo delle infrastrutture e del turismo a lungo termine. L’acquisizione del PSG fa ugualmente parte del piano: permette di guadagnare soldi e di estendere l’influenza qatariota in tutto il mondo. Questo significa che l’arrivo di Messi, anziché essere l’evento principale, appare alla fine relativamente accessorio in rapporto alle grandi ambizioni del Qatar. Il governo utilizza in effetti da anni il calcio come un mezzo per ottenere obiettivi politici.

Rinforzare il “marchio Qatar”

La decisione di acquistare nel 2017 il brasiliano Neymar, ex compagno di squadra di Messi al Barcellona, ne è un esempio perfetto. Il Qatar ha sfruttato la cifra record di 222 milioni di euro per mostrare al mondo (e ai vicini più prossimi, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti) la sua potenza e la sua indipendenza finanziaria. Quella firma ha simboleggiato anche il modo in cui il governo di Doha considera il calcio, ovvero un elemento del suo arsenale di soft power, un mezzo per attirare l’attenzione del mondo attraverso l’ingaggio dei migliori giocatori del pianeta.

L’arrivo di Lionel Messi al PSG può essere analizzato nello stesso modo. Il suo atteso contributo al successo del club permetterà al Qatar di perseguire la sua proiezione di soft power rinforzando lo statuto, l’immagine e la reputazione del “marchio Qatar”.

Inoltre, il modo in cui il club della capitale francese rispetta le regole del fair play finanziario dell’UEFA, che dal 2010 vieta a una società di spendere più di quanto guadagna, fa discutere. Il presidente del QSI e del PSG, Nasser Al-Khelaïfi, ha assicurato in una conferenza stampa dell’11 agosto che l’acquisto è stato conforme alle esigenze di questa istanza del calcio europeo, mettendo in evidenza gli importanti guadagni che Lionel Messi andrà a generare.

Le malelingue hanno ricordato che Nasser Al-Khelaïfi è anche presidente dell’Associazione europea dei club (ECA), una posizione che gli permette di sedere nel Comitato esecutivo dell’UEFA. Potremmo anche ricordare che ha fortemente sostenuto l’UEFA di fronte ai grandi club europei che hanno tentato di fare una secessione creando una Super Lega lo scorso aprile. Il fallimento di questo progetto può dunque essere visto come un’altra vittoria qatariota in materia di soft power.

Ormai il governo di Doha vuole che il 2022 sia l’anno del Qatar sul piano calcistico e oltre. Lionel Messi è stato acquistato per giocare un ruolo in questo piano di gioco altamente tattico.

Le cose belle si fanno sempre un po’ attendere … Come un gol al novantesimo

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