di Giannis Fileris – Contra.gr (07/12/2020)

Traduzione di Enzo Navarra

Anniversario storico quello di oggi, 7 dicembre, per il calcio greco. Nel 1975 ha cominciato a giocare a calcare i campi greci Vasilis Chatzipanagis. Il danzatore di Tashkent, alla pari con la buonanima di Maradona e non stiamo scherzando. Un nostalgico Jean Press [rubrica che tiene l’autore, N.d.T] per la prima partita di Vasia [soprannome di Chatzipanagis, N.d.T], Iraklis-Atromitos a Veria, la storia del suo arrivo in Grecia e il delitto per cui non ha mai giocato con la Nazionale greca…

Ci sono molte date simboliche che ricordiamo ogni anno. Sono gli anniversari celebri che ci ricordano grandi successi e forse anche enormi delusioni. Per il calcio greco quella odierna dovrebbe essere appuntata nelle coscienze di tutti coloro che amano il pallone. Il 7 dicembre di 45 anni fa cominciava un percorso pieno di dribbling ballerini, reti impossibili, passaggi incredibili e un riconoscimento totale da parte dei tifosi di tutte le squadre. Sul terreno di gioco di Veria, che l’Iraklis [squadra di Salonicco, N.d.T] utilizzava a causa della squalifica del proprio campo, ha fatto la sua prima apparizione Vasilis Chatzipanagis!

Il Maradona greco, come l’hanno definito i media esteri, anche se lo stesso giocatore, parlando tempo fa a Contra.gr, aveva dichiarato che non gli piaceva il confronto con Diego né con Lionel Messi. Preferiva essere il… nostro Chatzipanagis, il pazzesco calciatore che è arrivato da Tashkent e ha regalato alcuni dei più indimenticabili momenti del calcio greco. Sì, Chatzipanagis non solo non esagera credendo in pratica che fosse al livello di Maradona e Messi. La sua classe e il suo dna calcistico erano fatti di quella pasta. Dei migliori del mondo. D’altronde con loro ha giocato nel 1984 quando ha partecipato con la World All Stars in una gara di beneficenza.

Uno dei suoi allenatori all’Iraklis, Agne Simonsson, già giocatore della Nazionale svedese nel 1958 e del Real Madrid [scomparso lo scorso settembre all’età di 84 anni, N.d.T], aveva dichiarato: «Chatzipanagis è tra i dieci migliori calciatori di tutti i tempi».

La «persona che poteva dribblare in una cabina telefonica», il ragazzo che «è nato da un pallone da calcio», «Νureyev», «Chatzipanagia mia che giocatore» [in greco la parola Panagia è la Madonna, il gioco di parole è presto fatto, N.d.T]: queste alcune delle ispirazioni dei redattori sportivi greci per descriverlo sulla carta […]. Colui che riempiva gli spalti del Kaftanzogleio [lo stadio dell’Iraklis, N.d.T] e non aveva importanza se non erano tutti tifosi dell’Iraklis. Pagavano e assistevano a cose impossibili: 

✐ La… caccia all’uomo senza che i difensori dell’Olympiakos lo potessero fermare nella finale di Coppa di Grecia nel 1976 che ha vinto l’Iraklis a Nea Filadelfeia [zona del vecchio stadio dell’AEK, N.d.T]. Con due magiche reti da parte sua che praticamente lo hanno presentato alla Grecia del pallone, visto che quella gara eccezionale – 2-2 ai tempi regolamentari, 4-4 dopo i supplementari, 6-5 per l’Iraklis ai rigori – era stata trasmessa in televisione.

✎ Il dribbling su Panagiotis Stylianopoulos, quando lo ha superato in un modo inconcepibile alzando il pallone con un incredibile colpo di tacco in una partita contro l’AEK.

✐ Il passaggio di tacco, senza guardare e mentre aveva attirato su di sé tutta la difesa del Panathinaikos con un magico movimento, nel famoso 2-2 contro i Verdi [soprannome del Panathinaikos, N.d.T], servendo Dušan Mitošević che in un modo sbilenco, con la porta sguarnita e totalmente smarcato, riesce a sbagliare, con l’Iraklis che non ha vinto quella partita, con cui avrebbe conquistato il campionato [1983-1984, N.d.T].

✎ Reti su punizioni, rigori e… calci d’angolo, la sua specialità. Dribbling impietosi, passaggi che non venivano capiti nemmeno dai suoi compagni di squadra, colpi di tacco, tiri ad effetto, tiri potenti, colpi di testa e tutto quello che qualcuno può immaginare di vedere in campo.

Il giocatore che avrebbe potuto giocare per qualsiasi squadra in Europa all’epoca – è stato richiesto da Arsenal e Roma, ospitato dallo Stoccarda e ha ricevuto addirittura un’enorme offerta dei Cosmos di New York – però è inciampato nell’epoca in cui il calcio greco viveva negli anni del… vincolo contrattuale.

E il giocatore che avrebbe alzato di due o tre livelli la Nazionale greca, per cui ha giocato solo una volta [in un’amichevole contro la Polonia, N.d.R] vista la mancanza di diplomazia e di voglia della Federcalcio greca nel trovare una soluzione all’argomento, chiudendogli così le porte della Nazionale greca. A chi? Al miglior calciatore greco, come è stato decretato nel 2003 in occasione dei 50 anni della UEFA. Senza Chatzipanagis in Nazionale, sembrava come se in ogni partita della Nazionale mettessimo… un autogol.

Tutto cominciò a Veria

L’inizio è avvenuto a Veria. Vasia – così lo chiamavamo noi in Grecia, mentre in Unione Sovietica lo chiamavano… Lakis [da Vasilakis, diminutivo di Vasilis, N.d.T] o semplicemente Vasilis, oppurε Hoxha per gli uzbeki, che gli riconoscevano la superiorità in campo – era arrivato (in treno) il 22 novembre e doveva giocare il 30, ma un piccolo acciacco ha rimandato il suo debutto al 7 dicembre. Tremila tifosi dell’Iraklis hanno seguito la squadra fino a Veria per vedere la prima partita di Chatzipanagis, il cui trasferimento aveva suscitato scalpore in tutta la Grecia ed enorme entusiasmo tra i Kyanolefki [biancoblù, i colori dell’Iraklis, N.d.T].

L’Iraklis stava perdendo 1-0 con la rete di Theodoros Bergelès che con un bel colpo di testa aveva battuto il portiere Grigoris Fanaras, appena al 4’. La risposta di Chatzipanagis non si è fatta attendere. Due minuti dopo la rete, ha superato cinque avversari e di tacco ha servito Takis Nikoloudis che non ha centrato il bersaglio da ottima posizione. Un’azione simile avviene al 12’, quando ancora si beve qualsiasi avversario si trovi davanti a lui e calcia in porta, ma Kapsimallis [difensore dell’Atromitos, N.d.T] respinge sulla linea.

Secondo l’Eleftherotypia [un quotidiano greco, N.d.T] e il suo inviato, i tifosi dell’Iraklis erano «entusiasmati da Chatzipanagis» anche se, come viene riportato, «nel secondo tempo i giocatori dell’Iraklis, vendicativi e indifferenti, hanno cercato per lo più di “isolare” Chatzipanagis, invece di battere gli ateniesi. I giocatori di Shannon [inglese di Liverpool, allenatore della squadra di Salonicco nel 1975-1976, N.d.T] dopo la prestazione sorprendente del “Russo” nel primo tempo, giocavano come se il loro nuovo compagno di squadra non fosse proprio in campo».

Non sappiamo, certamente, se tutto questo sia vero. Molte volte i… vecchi di un gruppo non vedono di buon occhio un nuovo che entra e ruba la scena. Può darsi che sia successo quello che è stato scritto nella cronaca della partita, ma il magico talento di Chatzipanagis lo vedevano per primi proprio i giocatori dell’Iraklis in allenamento. Loro sapevano cosa potesse fare il compagno di squadra dotato di un talento divino.

Molti… perdevano le scommesse quando si permettevano di provocarlo. La buonanima di Zoran Antonijević, un giocatore molto tecnico, gli ha proposto di fare una gara a chi avrebbe centrato più volte la traversa calciando dieci rigori. Il serbo l’ha colpita due volte. Vasia… otto. Probabilmente lo scortese, quasi ai limiti del ridicolizzare l’avversario, “Russo” aveva sorpreso tutti in quell’esordio. Fino ad abituarsi a lui, doveva passare un ragionevole lasso di tempo.

Nonostante questo, dopo una grande occasione al 73’ per la squadra di Peristeri con il palo colpito dall’estroso Sergio Espinosa [acquistato dal Kalamata, N.d.A], l’Iraklis ha pareggiato a otto minuti dalla fine. Chatzipanagis batte con maestria un calcio d’angolo e Kapsimallis la colpisce di mano. Il rigore viene realizzato dal capocannoniere dell’Iraklis [intendendo Nikoloudis, N.d.T] e l’1-1 è il risultato finale della prima partita giocata dalla squadra di Salonicco con la sua grande stella.

Chatzipanagis ha giocato per tutti i 90 minuti insieme a Fanaras, Zafiridis, Christoforidis, Sentelidis, Toumboglou, Deligiannis (58’ Kakarinelis), Pantazis, Kousoulakis, Gkesios, Nikoloudis. La formazione dell’Atromitos: Konstantinidis (73’ Kokkinos), Misailidis K., Kotsos, Raptis, Kapsimallis, Tambratzis, Misailidis S., Kotsalos, Ramfos, Espinosa.

Meglio di lui solo Blochin…

Nel 1975 Chatzipanagis aveva 21 anni e il suo nome in Unione Sovietica era considerato tra i più grandi nel calcio del vasto paese. Indossando la maglia del Pakhtakor, l’asso greco che era nato nel 1954 a Tashkent. Il padre Kyriakos, di origini cipriote e la madre [che aveva le proprie radici a Costantinopoli, N.d.A] si erano trovati nell’attuale Uzbekistan [nell’allora repubblica dell’URSS, N.d.A] dopo la guerra civile, come migliaia di profughi greci.

Vasilis già da piccolo si era fatto notare per la sua capacità di giocare a calcio e, dalla Dinamo Tashkent dove ha mosso i primi passi, è andato subito al Pakhtakor, la migliore squadra della zona, che nel 1979 diventerà tristemente nota per l’incidente aereo in cui perse la vita tutta la rosa e lo staff.

Se Chatzipanagis non avesse preso il treno per la Grecia, si sarebbe imbarcato in quell’aereo, insieme ai suoi due buoni amici, Misha An e Vladimir Fyodorov. Insieme, tuttavia, avevano giocato nella Nazionale olimpica dell’Urss che nel 1976 ha conquistato la medaglia di argento a Montreal [per la verità di bronzo dietro alla Germania Est e la Polonia, N.d.T], in cui Chatzipanagis giocherà quattro partite, segnando una rete. Per altri questa apparizione era un’opportunità, invece per Vasilis si rivelerà un insormontabile ostacolo.

Avrebbe potuto giocare in qualsiasi grande squadra dell’Unione Sovietica, visto che lo Spartak e la Torpedo Mosca erano interessati all’incredibilmente talentuoso centrocampista offensivo mancino del Pakhtakor. In una partita contro lo Zorya [4-2, N.d.A], come aveva anch’egli confermato, ha segnato uno dei più bei gol della sua carriera, quando superò tutti i suoi avversari e ha passato il pallone sopra il portiere di tacco. Il giorno dopo una rivista ha pubblicato una sua fotografia accanto ad uno sciatore, paragonando i suoi dribbling agli slalom!

«I dribbling sono un dono di Dio, il resto viene dall’allenamento» aveva confessato nel giornale russo Sport-Express nel 2011. Quando i due giornalisti [che lo intervistavano, N.d.T] gli hanno ricordato la sua abilità nel segnare da calcio d’angolo, qualcosa che faceva solo Valerij Lobanovs’kyj nella sua carriera da calciatore, la stella ha commentato ridendo: «Sì, ma io ne ho segnati di più. Mi piaceva stare tanto tempo, dopo l’allenamento, a provare come avrebbe mandato il pallone in porta da calcio d’angolo».

Al Pakhtakor il giovane greco se la passava, per i canoni dell’epoca (e dell’Unione Sovietica) bene. Aveva una macchina (la Zhiguli) e un appartamento. Per poter viaggiare aveva acquisito la cittadinanza sovietica e il passaporto. La sua carriera si delineava come brillante, visto che in un approfondimento dei sovietici nel 1975 per i migliori giocatori per ruolo, per la fascia sinistra solo Oleh Blokhin era meglio di lui.

La Dinamo Kiev (di Valerij Lobanovs’kyj) era la migliore squadra dell’Urss in quegli anni, detentrice della Coppa Uefa – nel 1975, nella doppia finale col Twente aveva pareggiato 0-0 nei Paesi Bassi e ha trionfato per 5-1 a Kiev – ma anche della Supercoppa europea, quando ha battuto per due volte il Bayern campione d’Europa: 1-0 a Monaco di Baviera e 2-0 a Kiev, con tutte e tre le reti di Blokhin. Ecco, quella squadra è stata battuta dal Pakhtakhor per… 5-0!

«Pensavo sempre alla Grecia. Forse perché sono stato influenzato dagli auguri che ci scambiavamo durante le feste nazionali, dicendo “e l’anno prossimo festeggiamo a casa nostra”». Una volta abbiamo fatto una preparazione a Haskovo, in Bulgaria, che si trova vicino al confine con la Grecia. I miei compagni di squadra mi hanno spinto ad andare vicino al confine per raccogliere un po’ di terra greca e darla a mio padre…» aveva raccontato lo stesso Chatzipanagis ad un giornalista russo.

L’Iraklis ha beffato l’Olympiakos

La prima squadra greca che ha mostrato ufficialmente un interesse per Chatzipanagis è stata l’Olympiakos. Infatti, nel 1975 aveva mandato agli uffici del Pakhtakor (e la Federcalcio sovietica) un documento ufficiale in cui chiedeva di acquistare il calciatore, offrendo 10 milioni di dracme, una somma molto alta per l’epoca [circa 30 mila euro col cambio del 2001, N.d.T]. Gli Erythrolefki [biancorossi, soprannome per l’Olympiakos, N.d.T] avevano seguito la via considerata legale, ma in Unione Sovietica i trasferimenti non erano dei casi abituali. Secondo alcune interviste di Vasia, il responsabile amministrativo del Pakhtakor Andrey Starostin gli aveva consigliato di andare fino a Kiev per parlare con gli uomini dell’Olympiakos, i quali si erano recati nella capitale ucraine per una partita di Coppa dei Campioni…

«Come faccio a lasciare il Pakhtakor per andare a Kiev? Con quale scusa?» si chiedeva Chatzipanagis. L’Iraklis aveva già fatto le sue mosse per acquistarlo. La persona che ha avuto un ruolo primario in questo storico trasferimento è stato Nikos Atmatsidis, presidente emblematico del Gireòs [it. L’Anziano, perché l’Iraklis è stato fondato nel 1908, tra le primissime società di Salonicco, N.d.T].

Come ha raccontato lo stesso presidente, una lettera di suo cugino Giorgos Polonidis, che abitava a Tashkent, del Natale del 1974 lo informava dell’esistenza di un fenomeno che faceva di cognome Chatzipanagis. La rivista che lo includeva tra i migliori giocatori dell’Urss in quella stagione giunse tra le sue mani pochi giorni dopo. Nella sua mente venne l’idea di portare questo giocatore in Grecia, nonostante non lo avesse mai visto con i propri occhi. Quelli… li avrebbe stropicciati più tardi.

Cominciò quindi a viaggiare per l’Unione Sovietica, avendo amici che conoscevano tutte le particolarità sovietiche ma anche i dettagli tecnici per il rimpatrio di un rifugiato politico, che anche dopo la caduta della Giunta dei Colonnelli [avvenuta nel luglio del 1974, N.d.T] non era così semplice. Il padre di Chatzipanagis doveva ottenere il visto per poter venire in Grecia. Dalla primavera del 1975 Nikos Atmatsidis sapeva che Vasilis avrebbe indossato la maglia dell’Iraklis, avendo già sistemato quasi tutto. L’Olympiakos probabilmente si era presentato tardi…

La società del Pireo era venuta a conoscenza che [Atmatsidis] aveva il cartellino del giocatore – evidentemente col consenso del Pakhtakor – e ha cercato, secondo l’allora presidente dell’Iraklis, di tentarlo: «Il nonno offre dieci milioni» si pensa che gli abbiano detto. E il nonno era Nikos Goulandris [presidente dell’Olympiakos, N.d.T]. Atmatsidis reagì: «Ci meneremo qui e ci troveranno in Siberia…» la sua risposta.

Col treno e l’accoglienza a Idomèni

Nei suoi racconti Chatzipanagis sostiene che la persona che lo ha convinto ad accettare la proposta avanzata dall’Iraklis è stato un armeno, di nome Hakob Mkrtchyan, presidente dell’Unione rifugiati politici dell’Urss, che gli ha consigliato di andare alla società di Salonicco. D’altronde là vivevano sua nonna e le sorelle di sua madre: «Starai là per due anni e poi andrai in qualsiasi altra squadra estera» gli ha detto.

«Non sapevo che in Grecia mi avrebbero legato mani e piedi» commenterà anni dopo il più grande artista del calcio greco, il cui primo stipendio all’Iraklis è stato di 10 mila dracme, con 1.500 che andavano all’affitto dell’appartamento. Anche quando la sua famiglia gli aveva consigliato di andare prima a vedere cosa accadeva in Grecia e poi di stringere l’accordo, Vasilis non ha ascoltato. Più tardi scoprirà che nel contratto biennale che aveva firmato, era stato aggiuntο irregolarmente un… decennio [e nel 1977 vinse la causa al tribunale di Salonicco].

Nel novembre 1975, dunque, avendo concluso il campionato sovietico – il Pakhtakor retrocesse in Seconda divisione, da dove era stato promosso nel 1972 – contando 22 reti in 98 partite, decise di fare il grande viaggio verso la patria che non aveva mai visto fino a quel momento. Non esisteva alcun collegamento aereo da Tashkent alla Grecia. Una soluzione era quella di partire da Odessa. Preferì viaggiare in treno, per due giorni e mezzo, fino a Salonicco.

La prima accoglienza avvenne a Idomèni, nel primo posto di controllo in terra greca. Circa 1.500 tifosi dell’Iraklis lo sollevarono sulle braccia. Ancora più sostenitori lo aspettavano a Salonicco. La conferma che nel treno 225 erano presenti Vasilis e suo padre fece entusiasmare la gente, visto che un quarto d’ora dopo la mezzanotte lo salutarono con cori e con il presidente Nikos Atmatsidis che li accolse in Grecia: «Finalmente Kyriakos ti trovi nella tua patria. A Salonicco ti aspetteranno tante persone» disse a suo padre, che era scappato 26 anni prima e tornava in maniera trionfale!

«Sto vivendo ancora un grande sogno» dichiarò [Chatzipanagis] al giornale Thessaloniki e all’inviato Giorgos Karadalis. «Sono pronto ad aiutare l’Iraklis. Sono in forma e se verrò ritenuto idoneo dal mio allenatore potrò giocare dalla prossima domenica…» aggiunse, mentre alla domanda sul suo momento migliore e quello più triste, rispose spontaneamente: «Erano felici quando recentemente ho segnato la prima rete del Pakhtakor contro la Dinamo Kiev. Ho saltato tre difensori e il portiere. Mi sono dispiaciuto quando l’arbitro mi ha ammonito durante Pakhtakor-Spartak Mosca perché non aveva assegnato un rigore per il Pakhtakor…»

La Nazionale che non è mai arrivata…

Chatzipanagis era pronto a giocare anche in Nazionale greca. Il sorteggio per le qualificazioni al Campionato Mondiale del 1978 aveva posto di fronte la Grecia contro l’Unione Sovietica (e l’Ungheria, che conquisterà il pass). Un giorno dopo il suo arrivo in Grecia, l’Athlitikì Ixò [il più grande giornale sportivo dell’epoca, N.d.T] batteva in prima pagina che «l’orso della steppa» giocherà contro la Russia.

Nel maggio del 1976 verrà convocato per un’amichevole contro la Polonia. L’Epo [la Federcalcio greca, N.d.T], tuttavia, non fece mai la mossa giusta per convincere la Fifa che Vasilis, nonostante fosse sceso in campo con la Nazionale olimpica dell’Urss, avrebbe potuto giocare regolarmente con la Nazionale della Grecia. Invece di muovere mari e monti per far giocare questo fenomeno, i dirigenti della Federcalcio si trincerarono dietro alla scusa della «mancata volontà dei sovietici, della burocrazia, eccetera».

Sei anni dopo, nel 1982, il grande Kostas Kaisaris [uno dei migliori giornalisti sportivi dell’epoca in Grecia, N.d.T] svelò al Rizospastis [organo di stampa del Kke, il partito comunista greco, N.d.T] che la questione si trovava tra le mani della Federcalcio e bastava che si muovessero in maniera rapida e mirata.

I sovietici non avevano problemi, a quanto pare. Ovviamente la situazione doveva essere risolta completamente, come i suoi genitori andarono via dalla Grecia, perché fu loro revocata la nazionalità greca, come “Vasia” acquisì quella sovietica: tutto questo non era così “facile” per l’arteriosclerotica Federcalcio greca.

Lo stesso giocatore dichiarerà anni dopo che il problema, anche dopo il rimpatrio della famiglia con la mamma che è tornata poco dopo, era il credo politico di suo padre [notoriamente di sinistra, N.d.T]…

Nel Rizospastis del 17 ottobre 1982, comunque, l’allora 28enne Nureyev, dichiarò: «È una grandissima ingiustizia non poter giocare per la Nazionale del proprio paese. Questo tema mi sta tartassando dal momento che sono venuto qui in Grecia. Vorrei molto giocare in Nazionale. Vorrei offrire il mio contributo al calcio della mia nazione. Purtroppo, le porte sono chiuse. Personalmente ho spiegato due volte la situazione agli uomini della Federcalcio sovietica e sono disposti ad aiutarmi. Spero che dalla parte greca vengano fatte le mosse necessarie per risolvere questo problema».

Queste mosse non furono mai fatte. Chatzipanagis non ha mai giocato in alcuna partita ufficiale con i colori della Grecia. E noi siamo rimasti col dubbio di quello che avrebbe potuto combinare questo fenomeno, giocando – e avendo davanti a sé i migliori avversari – con la Nazionale greca. Siamo rimasti, però, con i fantastici ricordi di un inarrivabile genio calcistico, che ha cominciato a dispiegarsi davanti ai nostri occhi esattamente 45 anni fa.
Che tu stia bene Vassilis…

Le cose belle si fanno sempre un po’ attendere … Come un gol al novantesimo

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