Le tre parole chiave che descrivono l’Asteras Exarcheion, una squadra dilettantistica nel cuore di Atene che ha più di 90 anni di storia e dal 2015 è in mano ai propri tifosi

Articolo originale di Enzo Navarra

Exarcheia è un quartiere nel centro di Atene che è l’espressione del movimento anarchico in Grecia e in Europa. Una realtà complessa da spiegare, politicamente molto attiva. Basti pensare che i fatti della rivolta del Politecnico nel 1973 contro la Dittatura dei Colonnelli sono nati proprio in quella zona. Exarcheia che ha nell’Asteras Exarcheion [it. Stella di Exarcheia, N.d.A] la sua espressione massima di quello che avviene nel quartiere. Una società che milita nella seconda categoria del Comitato di Atene, sesta divisione nella piramide del calcio ellenico. Ma l’Asteras, come vedremo, non è solo calcio ma molto di più.

Autogestita dal 2015, la sede è in via Tsamadou 10, a due passi dalla piazza di Exarcheia, il cuore pulsante del quartiere. Un ex sgabuzzino, per questo è chiamato il ripostiglietto, che attualmente è occupato dall’Assemblea dei tifosi dell’Asteras, che ne hanno fatto un punto di ritrovo. Ed è proprio qui che ha avuto luogo una chiacchierata in cui si sono toccati molti temi: calcio, politica, tematiche sociali e aneddoti significativi.

La peculiarità delle origini

La squadra è stata fondata nel 1928 col nome Yperoxì [in italiano Superiorità, N.d.A]. Con il passare degli anni, più il calcio cresceva e si evolveva, più venivano fondate piccole squadre che tuttavia non potevano sostenere i costi per giocare in un campionato e quindi cominciavano le prime fusioni. Fino ad arrivare all’Asteras Exarcheion come lo conosciamo tuttora perché la Giunta dei Colonnelli non gradiva avere così tante società ad Atene. Così l’Asteras, dopo la fusione di tre squadre, diventa l’unica squadra del quartiere ateniese di Exarcheia nel 1967.

Con un dettaglio certamente da non trascurare, come ci spiegano i tifosi: «Era pur sempre una squadra di quartiere che però si differenziava dalle altre a causa dei propri tifosi, i quali avevano delle posizioni politiche e sociali ben definite, che sono anche quelle del quartiere che rappresenta». Infatti, dal punto di vista politico questa scelta è quantomeno curiosa: una squadra con una tifoseria storicamente – e dichiaratamente – schierata a sinistra, vicina al mondo anarchico, è stata fondata per volere di una dittatura militare di destra.

Gli stessi tifosi hanno cominciato col tempo ad esprimersi sui temi sociopolitici con striscioni di solidarietà nei confronti di prigionieri politici e contro il governo: portavano sugli spalti ogni domenica il clima che si respirava ad Exarcheia. 

Il personaggio chiave per la svolta

Tutto questo movimento che si è creato attorno alla squadra aveva come fautore un allenatore, Michalis Lolos – scomparso a 70 anni il 16 novembre del 2010 proprio negli uffici della società – che per l’Asteras Exarcheion è stato una vera e propria figura di culto, tanto da essere rappresentato con un graffito all’interno del ripostiglietto. Ha servito per circa cinque decenni l’Asteras da calciatore, allenatore (per una trentina di anni), dirigente, fisioterapista e in qualsiasi altro ruolo purché aiutasse la squadra. Adorato da ogni singola persona nel quartiere di Exarcheia, Lolos era sorprendentemente di destra, con un portachiavi del partito di Nuova Democrazia [il partito che governa la Grecia, N.d.R]. Per lui, nonostante lo schieramento politico, l’Asteras Exarcheion era tutto.

«Era una persona particolare, lo conoscevano tutti in zona. Negli anni Ottanta e Novanta aveva come obiettivo quello di raccogliere i ragazzi della zona e convincerli ad entrare nel mondo dello sport, per salvarli dalla tossicodipendenza, un rischio molto concreto in quel periodo. Così l’Asteras Exarcheion aveva persone del proprio quartiere che giocavano e che invitavano i loro amici in tribuna per vedere le partite». 

Una concatenazione di eventi che ha portato ad una presenza sempre più massiccia dei tifosi che si faceva sentire in maniera sempre più viva. Nel 2005, infatti, cominciano le prime discussioni per un importante cambio dirigenziale: «Non era consono per una squadra che rappresentava noi e il nostro quartiere essere come tutte le altre società, ossia con un presidente e un consiglio di amministrazione». Un’altra tappa fondamentale arriva nel 2011, anno in cui si forma l’Assemblea dei tifosi dell’Asteras Exarcheion, che si organizza con magliette e adesivi. Le riunioni si svolgono una volta alla settimana [nel momento in cui scriviamo sono ogni mercoledì alle 20.30, N.d.R] e sono aperte al pubblico: chi vuole venire ad ascoltare o a dare il suo contributo può liberamente farlo. «Fino al 2015 le uniche decisioni che potevamo prendere riguardavano gli striscioni di carattere politico da mettere per la partita successiva, ci occupavamo solamente di quello che avremmo fatto in tribuna».

Infatti, il 2015 è l’anno di svolta per questa società, come raccontato proprio dagli stessi tifosi: «La dirigenza dell’Asteras chiedeva sempre materiale tecnico dalle grandi società greche come Aek, Paok e Panionios, perché non poteva permetterselo con i suoi pochi fondi. A un certo punto, chiede materiale all’Olympiakos. Quando la società del Pireo ha consegnato alla società quello che era stato richiesto, Andreas Mazarakis, il presidente dell’Asteras, ha pubblicato un comunicato di ringraziamento [il 22 aprile 2015, N.d.R] nei confronti del patron Vangelis Marinakis. Una cosa che non aveva mai fatto con le altre società».

Il ringraziamento al «Grande Amico» Marinakis, come era scritto nel comunicato, si è rivelato la goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo: «Α quel punto abbiamo organizzato una grande riunione a nome della nostra Assemblea per confrontarci con la società. Il presidente non è mai apparso e ha avuto luogo una grande litigata, chiamiamola così, con i membri della dirigenza, a cui abbiamo detto chiaramente: “Cosa state facendo? Siete andati a ringraziare un fascista, una persona che è quanto di più lontano da noi dal punto di vista classista e ideologico”».

Il risultato di questo acceso confronto cambia la situazione: il presidente e tutti i dirigenti si dimettono in blocco e l’Asteras Exarcheion passa interamente in mano all’Assemblea dei tifosi. «Visto che la Federazione ce lo impone per regolamento, abbiamo formato un nuovo C.d.A. con alcune persone nuove e altre che erano nella vecchia dirigenza, ma più vicini alle nostre posizioni. Da quel momento abbiamo cominciato a parlare anche dei temi societari, con le questioni di campo che lasciamo con piacere allo staff tecnico».

Una lezione che può servire anche ad altre società: «Le persone dentro di loro hanno la forza di fare quello che abbiamo fatto noi e siamo convinti che il potere della gente costringerà presidente di club a fare un passo indietro».

Il megafono dei problemi sociali

«L’Asteras e i suoi tifosi sono il megafono dei problemi nel tessuto sociale». Una frase – o claim per dirla col linguaggio del marketing – per riassumere in maniera efficace la mentalità della società ateniese.

«Noi abbiamo problemi solamente con i fascisti, che a volte ci fanno visita solo per provocare. Solo in una partita della nostra squadra di basket [gestita dalla stessa società della squadra di calcio, N.d.R] abbiamo avuto strascichi giudiziari. Nel gennaio del 2018 abbiamo scritto uno striscione contro Alba Dorata ed è stato sollevato dai nostri giocatori. L’hanno notato alcuni di loro [di Alba Dorata, N.d.R] e un giornalista di Estia [quotidiano di destra, N.d.T] ci ha denunciato. Siamo andati in tribunale con i ragazzi della squadra di basket e loro [i rappresentanti di Alba Dorata, N.d.T] non si sono proprio presentati. Era presente solo questo tizio [il giornalista di cui sopra, N.d.T] che ha sporto la denuncia, il quale si è cagato sotto, usando un francesismo, ha detto altre cose rispetto ai fatti e abbiamo ottenuto l’assoluzione».

I giocatori che sollevano striscioni a carattere politico? Per l’Asteras Exarcheion è una tradizione. «Succede ad ogni partita, anche all’intervallo se avviene qualcosa di grave entriamo in campo con uno striscione. Cerchiamo di passare i nostri messaggi in ogni quartiere in cui gioca l’Asteras. A noi non interessa esclusivamente il calcio ma anche le tematiche sociali per cui vogliamo rendere attiva e svegliare la gente».

«Siamo contro tutti coloro che sono contro le diversità. L’Asteras Exarcheion è andato in Turchia nel marzo del 2016 per giocare la Coppa della Resistenza ed eravamo anche presenti in un festival antifascista a San Lorenzo (Roma), insieme ai tifosi di squadre come Marsiglia, Livorno e St. Pauli». Sulla società di Amburgo, ci tengono a sottolineare che «hanno un presidente, dei grandi sponsor. Loro hanno persino prodotto dei profilattici, pensa… Abbiamo tante cose in comune con i tifosi, non con la società». 

L’importante presenza sul territorio

«Vogliamo anche mantenere la nostra zona dal punto di vista funzionale, come il parchetto e il campo da basket della collina di Strefi. Noi siamo per chi sta nel giusto, quindi possiamo partecipare o anche organizzare delle manifestazioni di solidarietà perché pensiamo che sia un nostro dovere politico farlo».

Le raccolte di materie prime per le aree colpite da terremoti e incendi sono «un segno che la gente della zona ci sostiene. Può anche non partecipare all’Assemblea ma ci dà sempre una mano e non ci può non far piacere».

Da marzo 2020 il mondo ha cominciato a cambiare a causa della pandemia da coronavirus e, durante il primo lockdown ad Atene, il Comune aveva chiuso tutte le mense sociali, rendendo la vita ancora più difficile ai senzatetto e alle persone con poca disponibilità economica. «Non si sono affatto interessati di loro e quindi abbiamo aperto una cucina da noi, qui nella nostra sede. Cucinavamo per i senzatetto di Atene: alcuni venivano qui, mentre ad altri lo portavamo noi il pasto. Tante persone del quartiere ci hanno aiutato sia con gli ingredienti ma anche dal punto di vista pratico. Nel primo lockdown siamo arrivati a preparare 700 pasti al giorno e abbiamo riattivato il servizio anche durante la seconda ondata, a partire dallo scorso novembre».

E il Comune di Atene ha premiato l’Asteras per questo atto? «Diremmo proprio il contrario, perché la polizia non ci ha reso la vita semplice. Controlli su controlli e perquisizioni perché diamo da mangiare ai senzatetto. Cioè tu cerchi di fare del bene agli altri e il tuo stesso Stato ti vuole mettere i bastoni tra le ruote. Verso la fine di novembre si erano formate anche altre mense sociali da parte di squadre e organizzazioni, decidendo di coordinare le nostre attività, per aiutare sempre più persone in difficoltà».

Lo stadio

«Αd Atene ci sono tantissime squadre, circa 140, e il Comune non ha così tanti campi. Prima non avevamo una fissa dimora, però dai primi anni Duemila l’Asteras gioca all’Alepotrypa [traduzione letterale: Buca di volpi ed è il nome della zona, N.d.R.] nel quartiere di Kypseli, che ospita complessivamente cinque squadre. Un piccolo stadio a Exarcheia è impossibile perché non ci sono proprio gli spazi, però è meglio all’Alepotrypa perché i nostri cori si sentono fino a quattro isolati di distanza».

Un vecchio volantino dell’Asteras recita così: «Perché NON stacchiamo alcun biglietto all’Asteras Exarcheion? Perché vogliamo che funzioni come una comunità autogestita e pensiamo che ognuno/a possa scegliere il modo per sostenere la squadra. Perché non vogliamo escludere nessuno/a dagli spalti. L’Asteras Exarcheion appoggia la solidarietà, la libertà e l’autogestione».

L’episodio virale 

Il 20 gennaio 2013, durante una partita contro l’Iraklis Peristeriou si è scatenata una rissa incredibile, con un giocatore dell’Asteras che calcia la testa di un avversario a terra. Un episodio di una gravità inaudita che è salito alla ribalta nel 2015, due anni dopo, con un video che viene riproposto ovunque. 

«Questa determinata persona che ha commesso questo gesto è stato subito cacciato dalla squadra e non ci ha più messo piede. La società e noi dell’Assemblea ai tempi avevamo emesso un comunicato di scuse nei confronti della società dell’Iraklis Peristeriou, che ha risposto invitando a cena i giocatori dell’Asteras, dicendo che non era successo nulla ed era solo un episodio grave ma isolato. Si è creata quindi un’amicizia con l’Iraklis Peristeriou dopo questo episodio. Ogni volta che l’Asteras viene ospitato ci ospitano in campionato, il loro presidente offre ai nostri tifosi un sacco di birre».

La filosofia dell’Asteras in campo

Un’altra delle usanze dei tifosi dell’Asteras Exarcheion la vediamo al termine delle partite. Soprattutto in quelle casalinghe, lanciano in campo delle lattine di birra come premio e anche gli avversari le possono prendere per dissetarsi. I calciatori spesso si uniscono anche ai cori che fanno i tifosi dell’Asteras nel dopogara. Tutti i calciatori giocano senza compenso e «le uniche cose per cui paghiamo sono legate alla protezione dei nostri giocatori, ossia il preparatore e il fisioterapista». E se avviene un contrattempo, la voglia di fare non manca: «Il nostro allenatore, quando giocava per noi, si era rotto il crociato. L’intervento costava 3000 euro e così abbiamo organizzato una festa per raccogliere i fondi necessari. In una sera siamo riusciti a coprire interamente la cifra, segno che la gente ci sostiene in tutto».

Il risultato sul campo è relativo, come è successo nel 2016. L’Asteras retrocede in terza categoria e i tifosi organizzano una grande festa in piazza, la festa retrocessione, che raccoglie centinaia di persone nella piazza del quartiere.

Perché il risultato conta fino a un certo punto, soprattutto quando sei dell’Asteras Exarcheion.

L’autore ringrazia di cuore i ragazzi dell’Asteras Exarcheion per l’ospitalità nella loro sede e per l’estrema gentilezza e disponibilità durante la lunga chiacchierata, riadattata per motivi di spazio.

Le cose belle si fanno sempre un po’ attendere … Come un gol al novantesimo

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