Sports.ru – Tribuna.com, 03/07/2021

Traduzione di Andrea Passannante

A rivoluzionare l’Akademija sono stati degli allenatori spagnoli, Rebrov e un uomo dello staff di Nagelsmann

Alla fine degli anni Novanta, il celebre Valerij Lobanovs’kij raggiunse le semifinali di Champions League con la Dinamo Kiev. Quella squadra era stata assemblata grazie a un accurato lavoro di selezione e grazie alla forza del brand Dinamo. Il club riuniva sotto il proprio nome i migliori calciatori provenienti da tutti gli angoli dell’Ucraina e della Comunità degli Stati Indipendenti: il georgiano Kaladze, i bielorussi Chackevič e Bjal’kevič, il russo Kalytvyncev, Lužnyj e Husin [da Lviv, N.d.A] e Rebrov [da Donetsk, N.d.A]. In quel periodo si registrarono degli ottimi risultati anche per il settore giovanile del club, che regalava alla prima squadra Andrij Ševčenko, Oleksandr Šovkovs’kyj, Vladislav Vaščuk e molti altri.

Nel 1999, i fratelli Surkis [proprietari del club, N.d.T] investirono nell’infrastruttura del club e crearono l’Akademija della Dinamo, per garantire al club nuovi talenti anche in futuro. Tuttavia, i migliori risultati dell’Akademija sono stati raggiunti soltanto negli ultimi anni. 

La scuola calcio della Dinamo entra regolarmente nella Top 10 dei settori giovanili migliori e più produttivi in Europa. Questa classifica viene pubblicata dal CIES [Centre International d’Etude du Sport, N.d.A]. L’anno scorso, nelle massime divisioni dei campionati europei, sono scesi in campo 69 calciatori provenienti dal settore giovanile della Dinamo Kiev. Si tratta del quarto miglior risultato, dopo il Partizan Belgrado [85, N.d.A], Ajax [77, N.d.A] e Dinamo Zagabria [71, N.d.A]. 

Nelle fila della Nazionale dell’Ucraina a Euro 2020 si potevano contare 11 calciatori cresciuti nell’Akademija della Dinamo Kiev: praticamente la base della squadra schierata da Andrij Ševčenko.

Spieghiamo come la Dinamo è arrivata a questi risultati e per merito di chi, oggi, la squadra ucraina coltiva così tanti giovani talenti. 

Un direttore «senza l’anima Dinamo»

L’accademia della Dinamo Kiev è situata presso il vecchio centro d’allenamento della prima squadra, nel quartiere dove è situata la fermata Nyvky della metropolitana. Oggi, in quell’area, vivono le squadre giovanili dall’under 14 all’under 17, che raggruppano circa 100 giovani calciatori. Le spese per il loro soggiorno sono sostenute interamente dal club [questo permette alla società di individuare e attirare talenti da tutta l’Ucraina, N.d.A].

Altri 300 ragazzi vivono alla Djufš [acronimo che significa “Scuola calcio per ragazzi”, N.d.T]. Qui vengono accolti i bambini dai sei anni, mentre a maggio e a settembre di ogni anno si tengono tanti allenamenti di prova per selezionare nuovi talenti. A questi allenamenti partecipano ragazzini provenienti da tutta Kiev e dalle regioni circostanti. Per fare un esempio, grazie a uno di questi allenamenti è stato individuato e selezionato il centrocampista Vitalij Mykolenko. 

«Ricordo di aver visto un annuncio sul sito della Dinamo Kiev. Mi sono recato al campo e sono stato preso nella squadra da Oleg Chvoja [uno degli allenatori che ha fatto crescere Jarmolenko, N.d.R]. Subito dopo la prova, l’allenatore si recò dai miei genitori e disse che ero un pezzo pregiato» spiega Mykolenko.

Nonostante all’interno del club ci sia sempre stata «l’anima Dinamo», a gestire l’Akademija c’era Aleksandr Iščenko, che non ha mai giocato né allenato nella Dinamo Kiev. 

Rebrov ha investito per assumere nello staff alcuni allenatori spagnoli, con l’obiettivo di superare la crisi

I tempi di vacche grasse, durante i quali la Dinamo poteva comprare calciatori stranieri per 10-15 milioni di euro, ostacolavano la strada ai più giovani. I ragazzi crescevano, ma venivano mandati in prestito altrove o rimanevano nella seconda squadra. Soltanto pochi di loro ottenevano una chance: ad esempio Valerij Gazzaev decise di dare fiducia a Andrij Jarmolenko e Jevhen Chačeridi, i quali sono cresciuti fino ad arrivare in Nazionale.

I grandi cambiamenti strutturali nella Dinamo Kiev sono cominciati nel 2014, con l’arrivo di Serhij Rebrov come allenatore della prima squadra. La Dinamo non poteva più contare su un bilancio ricco [a causa della guerra, della crisi economica e dei problemi finanziari che assillavano i proprietari, N.d.A]. Pertanto il presidente del club, Igor’ Surkis, decise di affidare a Rebrov il compito di ristrutturare e riformare il club.

«Rebrov non ha solamente vinto cinque trofei in tre anni – che per la storia recente della Dinamo Kiev è un traguardo brillante – ma ha anche costruito un club affidabile con una struttura verticale solida, che ora funziona alla perfezione come un orologio» ha detto il presidente della Dinamo. 

L’idea principale di Rebrov è stata quella di puntare su un motore di sviluppo comune a tutte le squadre, dal gruppo dell’Under 14 alla prima squadra. Per fare ciò, ha ingaggiato un gruppo di allenatori spagnoli: Raul Riancho lo avrebbe aiutato con la prima squadra, Vicente Gómez avrebbe lavorato con la seconda squadra, Unai Melgosa con l’Under 19, mentre Alberto Bosch sarebbe stato il responsabile dell’Akademija. Lo stesso Rebrov si recava spesso presso l’Accademia per osservare le partite delle squadre giovanili. In quel periodo, Bosch, responsabile dell’Akademija, aveva solamente 27 anni, eppure aveva già lavorato nel settore giovanile dell’Espanyol e del Dnipro, dove era stato chiamato da Juande Ramos. A dire la verità, Rebrov e gli spagnoli non sono riusciti a rompere col sistema del passato e a costruire qualcosa di nuovo ed efficace. Gli allenatori dell’Akademija, infatti, erano rimasti gli stessi e si erano seriamente opposti al nuovo.  

«Alcuni allenatori dell’Akademija non erano soddisfatti, secondo loro si lavorava troppo. In precedenza, erano abituati così: arrivavano all’allenamento, si cambiavano le scarpe in macchina, uscivano, allenavano i bambini, si toglievano le scarpe, rientravano in macchina e se ne andavano. Ma allenare così è troppo comodo.

Tutti pensano che se un calciatore ha avuto un passato super come giocatore, allora sarà al 100% un buon allenatore, soprattutto per i bambini. Ma un allenatore di calcio giovanile, soprattutto per i bambini, è un educatore, deve avere ottime doti da insegnante, non da calciatore» ha detto Rebrov dopo essersene andato dalla Dinamo Kiev.

La componente spagnola dello staff è rimasta nel club per tre anni. Nel 2017, al terzo anno di lavoro per Bosch, la Dinamo ha vinto il campionato dell’Ucraina in tutte le categorie giovanili. 

Chackevič ha ingaggiato un membro dello staff di Nagelsmann che si è impegnato per studiare i giovani calciatori e ha introdotto i colloqui psicologici 

Rebrov ha poi lasciato la società, perché non aveva trovato un punto di contatto con il presidente sul futuro della Dinamo e sulla campagna acquisti. Insieme a lui se ne sono andati anche i suoi collaboratori. Così, il responsabile dell’Akademija è diventato Romeo Wendler, ingaggiato alla Dinamo Kiev dal nuovo allenatore Aljaksandr Chackevič. 

«I miei predecessori hanno puntato tutto sul possesso palla. Noi, invece, vogliamo giocare un calcio veloce, di contrattacco. Non ha senso parlare di 4-2-3-1 o 4-1-4-1. È molto più importante mostrare un calcio offensivo di qualità che porti a segnare una grande quantità di gol» disse Wendler.

Il croato aveva conosciuto Chackevič in Germania, mentre il bielorusso stava facendo uno stage al Bayern Monaco. Wendler lavorava all’Hoffenheim con Julian Nagelsmann, si occupava degli allenamenti degli attaccanti e delle indicazioni tattiche. A Kiev, invece, curava i processi di allenamento dell’Akademija e lavorava molto con gli attaccanti di qualsiasi età.

Nello specifico, Wendler aveva ideato con Chackevič un programma speciale: come segnare e come comportarsi in varie situazioni. Il che lo portava a condurre anche esercizi psicologici. 

«Bisognerebbe prendere in considerazione non soltanto come si allenano e come giocano i calciatori, ma anche come comunicano tra di loro, come si comportano nella vita quotidiana. Perché [questi ragazzi, N.d.T] devono crescere non solo bravi calciatori, ma soprattutto brave persone» ha detto in seguito Wendler.

Wendler ha provato a dare una svolta al settore giovanile della Dinamo Kiev non solo per quanto riguarda il processo di allenamento, ma anche nei princìpi. Ad esempio, si batteva perché i bambini studiassero.

«Come puoi migliorare se non studi? Non capisco. Come si può mettere una partita delle giovanili al mercoledì? Così i ragazzi vanno a scuola solo due giorni su cinque. Questa mattina abbiamo avuto allenamento alle 10 e nessuno dei ragazzi è andato a scuola. – osservava Wendler – I ragazzi delle squadre più grandi sono andati a scuola solo 10 giorni dall’inizio dell’anno. Direi che l’80% dei calciatori non vuole studiare. Non capisco quale futuro possa avere il calcio ucraino in queste condizioni».

Wendler tentò anche di far cambiare il formato del campionato ucraino, perché non era soddisfatto del livello del torneo: troppe partite compassate. Di conseguenza, sempre più bambini decidevano di andare altrove in Europa per giocare contro avversari più forti. 

La Dinamo è un brand molto forte, i talent scout portano a Kiev i ragazzini più bravi provenienti da tutto il Paese

Tra i giovani talenti di oggi della Dinamo non si trova praticamente nessun ragazzo di Kiev. La maggior parte di loro proviene dalle regioni limitrofe. La Dinamo Kiev possiede uno staff di scout che osservano le partite dei tornei giovanili e convincono i bambini più talentuosi e i loro genitori a scegliere proprio Kiev e la Dinamo. 

Per fare un esempio, il portiere titolare della Nazionale ucraina Heorhij Buščan è arrivato alla Dinamo Kiev da Odessa: quando aveva 15 anni, le sue prestazioni di alto livello al campionato giovanile dell’Ucraina [DJUFL, N.d.A] non sono passate inosservate. Da lì, gli scout hanno selezionato anche Volodymyr Šepeljev. Il talentuoso portiere Ruslan Neščeret, che ha debuttato al Camp Nou lo scorso autunno e proviene da Mukačevo [città dell’Ucraina occidentale, N.d.T], è arrivato alla Dinamo già a 10 anni.

La Dinamo ha nello Šachtar una seria concorrente, ma la squadra di Donec’k investe molto nell’immagine della squadra e questa cosa ostacola la crescita dei giovani calciatori: pretende il massimo e non vuole vendere i propri calciatori. Se in passato per i giovani calciatori che approdavano a Donec’k dalle altre regioni era difficile rifiutare lo Šachtar, oggi tutto è cambiato.

Ma il futuro dell’Akademija della Dinamo non è particolarmente roseo: gli stranieri se ne sono andati e non si intravedono all’orizzonte altrettanti talenti

I primi grandi successi dell’Akademija, collegati al lavoro degli spagnoli, sono coincisi con il debutto in prima squadra di Mykolenko, Popov, Tsitaišvili e Buletsa. Tutti hanno vinto il Mondiale under 20 nel 2019, a parte Mykolenko che aveva già affrontato Ronaldo con la Nazionale maggiore. Popov, pur essendo un difensore, ha segnato tre gol durante la competizione, mentre Tsitaišvili ha messo a segno una rete in finale. 

«Nel mio ideale di Dinamo Kiev ci sono quanti più giovani ucraini possibile, cresciuti nell’Akademija e con la Dinamo nel cuore» ha affermato di recente Igor’ Surkis.

Quattro anni dopo l’addio di Rebrov, la Dinamo ha guadagnato 60 milioni di euro dai trasferimenti dei calciatori, mentre ha speso solo 40 milioni per l’acquisto di nuovi giocatori. La generazione di talenti con la quale hanno lavorato Bosch e Wendler ha avuto tante opportunità e con l’arrivo di Mircea Lucescu la strada è aperta per tutti: sotto la guida del rumeno, hanno fatto il loro debutto Zabarnyj e Syrota. Inoltre, Lucescu ha rivitalizzato Šaparenko, ha ottenuto il massimo da Mykolenko e Cyhankov [più noto come Tsygankov, secondo la traslitterazione anglosassone, N.d.T] e ha portato diversi calciatori del settore giovanile ad allenarsi con la prima squadra. Questa strategia, in parte, lo ha ripagato: la stagione caratterizzata dal Covid-19, una grande quantità di infortuni, l’assenza di nuovi acquisti. Tutti questi motivi lo hanno spinto ad affidarsi ai giovani, non restava altra scelta. 

La Dinamo Kiev è stata fortunata: l’Akademija ha sfornato diversi calciatori di talento e questa generazione ha lavorato con dei professionisti del settore. Ciononostante, non si intravede un futuro altrettanto promettente. Gli stranieri se ne sono andati, i metodi di preparazione dei calciatori non sono cambiati più di tanto: qualcosa è stato aggiunto, qualcosa addirittura è stato rimosso. 

Nell’Akademija ci sono sempre gli stessi uomini che hanno l’«anima Dinamo» e solamente Lucescu può rivitalizzare il settore giovanile. Il futuro non lascia intravedere una generazione così talentuosa e per questo non vale la pena aspettarsi un rifornimento di massa di giovani per la prima squadra.

(Per la traslitterazione dei nomi propri dall’alfabeto cirillico a quello latino è stato adottato il sistema scientifico. Si ringraziano l’autore e le testate sports.ru e tribuna.com per la cortesia e la disponibilità)

Le cose belle si fanno sempre un po’ attendere … Come un gol al novantesimo

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