Se la Norvegia si qualificasse per il Mondiale in Qatar, e decidesse di parteciparvi, la NFF [Norges Fotballforbund Forside, la Federcalcio norvegese, N.d.T.] trarrebbe profitto dalla corruzione che ha portato il Qatar a ottenere l’assegnazione del Mondiale. La NFF, pertanto, contribuirebbe a promuovere la criminalità. A sostenerlo è il direttore di Økokrim, Pål K. Lønseth.

di Lars Johnsen (Josimar) – 5.11.2021

Traduzione di Matteo Albanese

Da quando Pål K. Lønseth è salito in carica alla guida di Økokrim, circa un anno e mezzo fa, ha promesso un Økokrim «più aperta» e «più trasparente». 

Probabilmente, soltanto una piccola parte di quelli che camminano per le tribune di uno stadio o allenano i ragazzi del calcio norvegese potrebbe aver sentito parlare di lui, l’uomo che ricopre il ruolo di direttore presso Økokrim. Almeno fino alla settimana scorsa. Poco prima che la Norvegia si addentrasse nell’ultimo sprint delle qualificazioni al Campionato del mondo di calcio in Qatar, Lønseth si è inserito nel dibattito sulla partecipazione norvegese al Mondiale 2022. Per tutti coloro che hanno nel pallone il proprio passatempo preferito, l’Økokrim è diventato proprio quello che Lønseth aveva promesso: trasparente.

Certamente la partita era aperta, ma era soprattutto anche una questione esplosiva. Il messaggio era chiaro: «La Norvegia dovrebbe boicottare il Mondiale in Qatar».

Il principale problema non è tanto la questione relativa ai diritti umani, i lavoratori stranieri deceduti oppure le pessime condizioni lavorative, quanto piuttosto la corruzione – ovvero, la criminalità economica. Per quale motivo se n’è uscito con questo tema proprio in questo momento?

Corruzione palese

«L’Økokrim lavora per sterminare la criminalità economica, che è la nostra area di competenza. Ugualmente al resto degli organi di polizia norvegese, la nostra principale strategia sta nella prevenzione della criminalità – ma per Økokrim, più specificamente, sta nella prevenzione della criminalità economica. Se vogliamo sradicare la corruzione nello sport in generale, e possibilmente nel calcio in particolar modo, per sempre, serve che si adottino delle misure forti per assicurarsi che non valga mai la pena di scegliere la via della corruzione. Se invece questa continuasse a valere la pena di essere scelta, si correrà il grande rischio che la corruzione continui a esistere in futuro».

Può darsi non sia un rischio in futuro, se la si estirpasse nella sua piena fioritura?

«Con ogni probabilità, la si estirperebbe nel periodo di sua piena fioritura. È per questo motivo che ho proposto questo tema adesso» dice lui, e aggiunge che l’Økokrim non starebbe al momento svolgendo indagini in proposito.

«Non ci sono le basi per sospettare che in questi episodi di corruzione siano coinvolti dei cittadini norvegesi. Se ci fossero state, evidentemente noi avremmo aperto un’indagine».

Lønseth sostiene di aver contattato e dibattuto su questo tema con alcuni colleghi che operano a livello internazionale in organismi simili all’Økokrim – e questo non per far «gioco di squadra», bensì affinché ognuno condividesse le conclusioni cui era arrivato.

«In questo momento mi sembra che le informazioni su questo episodio di corruzione siano state raggruppate e messe pubblicamente a disposizione – dice – e penso anche che ci fossero state sia corruzione che un giro di tangenti connessi all’assegnazione del Mondiale al Qatar». Poi menziona, oltretutto, le accuse di frode che le autorità svizzere hanno emesso contro Sepp Blatter e Michel Platini, comunicate lo scorso 2 novembre. «[Questo fatto, N.d.T.] mi ha dato il pretesto per parlarne. Se tu vuoi veramente sradicare la corruzione, non puoi prendere parte a questi eventi».

Il calcio è un business

I leader del calcio mondiale hanno ripetuto spesso che d’ora in poi si adotterà una serie di criteri che porranno le basi per evitare l’assegnazione di tornei della Fifa a ulteriori casi come il Qatar – come ha sottolineato la settimana scorsa il presidente di NFF, Terje Svendsen, in un dibattito su Dagsnytt18 assieme a Lønseth. Lønseth non si sente di giudicare quanto si tratti di criteri corretti, non li ha ancora valutati in modo dettagliato. Pensa però che le norme servano a poco, finché non vengano messe realmente in pratica.

«Trovo positivo che il calcio e altri sport abbiano migliorato i sistemi con cui prevenire la corruzione. Eppure, in nessun’azienda esiste un sistema che sia in grado di garantire l’efficacia del 100% contro la corruzione. Se guardi infatti alle industrie “serie”, queste si dotano di sistemi per impedire loro di finire nelle mani della corruzione. Anche lo sport deve dotarsi di questi. Sviluppando dei sistemi validi, ma proseguendo a far finta di nulla quando si scopre un caso di corruzione, si corre il rischio di un problema ulteriore. Questo è un po’ il punto in cui ci troviamo ora».

«Serve lavorare affinché chi corrompe non se ne avvantaggi. Ci saranno sempre dei vantaggi derivanti dalla corruzione, e qualcuno proverà sempre a corrompere. Così vanno gli affari. E il calcio è in larga parte un business. […]. Per quanto mi riguarda, è un discorso abbastanza ovvio».

Il direttore di Økokrim comprende che sarebbe un po’ triste qualora la Norvegia non potesse partecipare al Mondiale – qualora vi si qualificasse – anche dal punto di vista dei giocatori. – Ma il loro caso non differisce troppo da quello dei dipendenti di una grande azienda che perdano una commessa poiché l’azienda si sia aggiudicata quella commessa mediante corruzione.

Denaro corrotto nel conto della NFF

All’interno del dibattito sviluppatosi lo scorso inverno, la scorsa primavera e fino allo straordinario Fotballtinget di giugno, una delle motivazioni contro il boicottaggio è stata quella relativa alla perdita finanziaria accusata dalla NFF. Le somme presentate dalla stessa NFF variano tra i 100 e oltre i 200 milioni di NOK. La NFF ha presentato delle conclusioni generate dalla Federcalcio stessa, peraltro annunciando un massiccio disimpegno da parte degli sponsor, che però gli sponsor stessi hanno negato. La NFF quantificava perdite a livello televisivo e multe, dovute principalmente al fatto che la Norvegia fosse espulsa dalle qualificazioni europee aderendo al boicottaggio […]. Il punto è però che le federazioni calcistiche che si qualificano al Mondiale ricevono una grande quantità di denaro. Il montepremi complessivo messo a disposizione per il Mondiale di Russia nel 2018 è stato di 400 milioni di dollari. La sola vittoria della Francia in quel Mondiale è valsa alla Federcalcio 38 milioni di dollari. Le squadre eliminate nel corso della fase a gironi hanno ricevuto 8 milioni di dollari. Il montepremi disponibile per il Mondiale del Qatar sarà ancora maggiore. La sola partecipazione al torneo varrà 10 milioni di dollari.

Se la Norvegia riuscisse a qualificarsi al Mondiale e vi partecipasse, la NFF riceverebbe dalla Fifa una grande somma di denaro. E il premio aumenta progressivamente man mano che il torneo prosegue. Vuol forse dire che la Federcalcio norvegese trarrà profitto dalla corruzione che ha portato all’assegnazione del Mondiale al Qatar? 

«È così. Possiamo discutere sul fatto che si tratti o meno di una responsabilità imputabile. Ma eticamente parlando sarebbe un atteggiamento discutibile. E non aiuterebbe a prevenire questo crimine. Tutt’altro. Ne promuoverà di altri. Ecco perché mi schiero contro, fa parte del mio mandato».

Anziché lo scenario presentato dalla NFF, quindi con tagli finanziari dovuti al boicottaggio, con ripercussioni molto forti, la partecipazione al Mondiale del Qatar porterà molto denaro alla NFF, che peraltro lo redistribuirà largamente – ed è denaro che proviene dalla criminalità economica. 

«Io ritengo che da un punto di vista etico sia molto discutibile che si riceva un guadagno economico da una kermesse che avrà luogo a causa della corruzione. Quando capisci che c’è chiaramente stato un episodio di corruzione durante l’assegnazione del Mondiale al Qatar, direi che la Fifa e tutte quante le federazioni calcistiche debbano manifestare interesse a far sì che non avvenga proprio nulla in Qatar, ma si prendano gli stracci e si organizzi il Mondiale in un modo differente. Se avessero voluto, avrebbero fatto diversamente. Avrebbero potuto riassegnare il Mondiale e ricevere introiti equivalenti, ma stavolta non provenienti da corruzione».

C’è solo un modo con cui distinguersi

Lønseth ritiene che il dibattito sui diritti umani e le condizioni di lavoro abbia avuto un ruolo importante, e capisce anche l’idea «ci dissociamo [da quanto avvenga in Qatar, N.d.T.] ma vogliamo comunque partecipare e mostrare la nostra influenza diversamente».

«Però non è concepibile una simile posizione se si tratta di tangenti».

Lønseth ritiene sia impossibile partecipare e dissociarsi parallelamente dalla corruzione.

«Così non va. Se c’è stata corruzione e l’evento si svolge, qualcuno ne trarrà profitto. C’è solo un modo con cui distinguersi: non partecipare […]».

A proposito del rapporto sulla scelta del Qatar della NFF, commenta: «Vari media hanno affermato che c’è stata corruzione» […]. «L’inchiesta americana condotta contro Chuck Blazer è sufficiente per dimostrare che c’è stata corruzione. Ci sono elementi sufficienti per poter sostenere che anche l’assegnazione del Mondiale al Qatar sia stata corrotta.

Il procuratore generale degli Stati Uniti che ha guidato l’indagine del 2015 che ha portato all’arresto dei vertici della FIFA, Loretta Lynch, ha usato proprio quest’ultimo punto nella sua tesi. Ovvero: il denaro che si genera attraverso il calcio, attraverso il risalto dei media e gli accordi di sponsorizzazione, anziché finire a bambini e calciatori esordienti nella forma di migliorie strutturali e attrezzature, è finito nelle tasche di anziani uomini di potere.

«Questa è una conseguenza della corruzione in generale. Una manciata di persone o di organizzazioni guadagna alle spese di chi ha poco. La corruzione manipola le funzioni della società».

La corruzione nella FIFA, con la quale Lønseth ha familiarità, non differisce in maniera significativa da quella presente in altri settori della società. «I meccanismi sono gli stessi. Il modo di gestire il denaro nei cosiddetti paradisi fiscali […] è lo stesso. Anche il modus operandi è lo stesso».

Quindi il calcio non vuole prendere posizione in merito alla corruzione se si parla di Qatar?

«Ritengo che abbia a che fare, psicologicamente, col fatto che si voglia il Mondiale svolto […]. Si potrebbero cercare buone motivazioni per cui partecipare. È un fatto umano […] evitarne le conseguenze. Ma bisogna affrontarle. Non è possibile trarre profitto da giri d’affari loschi».

Se il tema del boicottaggio tornasse in auge, prenderesti parte al dibattito pubblico?

«Assolutamente sì».

Le cose belle si fanno sempre un po’ attendere … Come un gol al novantesimo

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